sabato 11 gennaio 2014

Ultrasensibile

I

l guaio di noi ultrasensibili è che, di quel gran film chiamato vita, percepiamo e fermiamo ogni singolo fotogramma. Ne consegue un'acerrima sofferenza al solo sentir pronunciare la singola battuta, magari detta con un tono di voce strano. Inchiodiamo l'istante, fotografiamo il momento e lo elaboriamo. Il guaio è appunto questo. Non riusciamo, malgrado tutto, a seguire il film in modo leggero, lasciandoci andare a ciò che ci offre, una risata, un pianto. Niente. Tutto deve avere un senso. E stiamo male. Una parola gettata lì, una critica acida, un voler alludere a qualcosa: ecco che parte la macchina infernale e la vita a quel punto si ferma. Fino a quando tutto torna ad avere senso. Noi ultrasensibili roviniamo la nostra quotidianità assorbendo come spugne il mondo che ci circonda, non riuscendo a distinguere ciò che è frivolo da quello che ha sostanza. Persone e parole finiscono con assurgere al rango di archetipi che veneriamo, a prescindere dalla loro reale portata e significato. L'ultrasensibile ha il suo bel modo di reagire. Lo vedi lì, sguardo fisso nel vuoto ma cervello in perenne movimento. Probabilmente sta cercando di capire come mai quella frase, e perché? Eppure l'ultrasensibile pensa di essere si, diverso, ma ben voluto proprio per la sua delicatezza ed empatia. Quindi non tollera o non immagina attacchi, critiche, frecciate. Ho paura ad affermare che l'ultrasensibile non sa vivere, poiché esisteranno indubbiamente persone di grande sensibilità e li vedi là, scorrazzare per i viali della vita. Non sono certo tutti depressi come me. Ma è il concetto od il significato di sensibilità ad essere poco chiaro, frainteso, abusato. Tutti bene o male si definiscono tali. Io voglio parlare di me, e senza modestia mi definisco un ultrasensibile. Non solo cerco di fissare fotogramma per fotogramma il film della vita, ma inchiodo me stesso al muro, come fossi anch'io una scena da interpretare. Senza cavarci un ragno dal buco. Eccomi dunque fermo, in un mondo che percepisco immobile, apatico. Un tutt'uno che non ha movimento. Povero Enzo, l'aria del Sabato sera gioca brutti scherzi. Mi accontento di buttare via la stanchezza qui su questo letto, cercando di interpretare la prossima scena, come un pezzo mancante del puzzle. Cosa devo completare, che missione dovrò mai portare a termine? Nessuna. Sto solo facendo scivolare la vita., anzi lei scivola mentre io credo di averla capita. Ci vuole coraggio a scrivere certe cose, qualcuno potrebbe chiamare la neurodeliri.



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