sabato 14 dicembre 2013

La qualità del momento

I

l tempo ci frega. Quanto ne sprechiamo mentre siamo in tutte le nostre faccende affaccendati? Abbiamo a disposizione miliardi di parole. Quante ne buttiamo nell'affermare cose ovvie, senza alcun senso? Cosa ci resta? Poco. E' dunque importante puntare alla qualità, andare dritti allo scopo. Mentre maledivo la settimana appena trascorsa (arrovellandomi nel capire se e come sarei tornato a casa alla fine del lavoro), mi permettevo il lusso di dedicare pochi minuti alla riflessione seria. Minuti miei, intimi. Troppo esiguo il tempo e tanta la stanchezza per poter mettere nero su bianco. E ti accorgi che in realtà non riesci più nemmeno a sopravvivere, se manca la qualità e l'essenzialità di un momento. Possiamo ritenere vita tutte le ore che dedichiamo al lavoro? Ci dà da mangiare, è importante. Stop, però. Cosa resta? A me ad esempio questo blog. E chi me lo dice che anch'io in questo istante non sto buttando parole in aria, mentre potrei arrivare al dunque e dire cosa penso, tutto e subito. Ho picchi di grande coraggio che restano imbottigliati nel cervello, nel pensiero di un istante, in un'espressione rabbuiata mentre qualche immagine ti attraversa la mente. Sono un potenziale bastardo o meglio, un sincero incompiuto. C'è tanta onestà intellettuale in me, ma anche una grande voglia di ricompensa. L'odio verso l'umano si è decisamente attenuato e non sono servite maschere, alibi, o illusorie prospettive di cambiamento. Tutto naturale. Non posso certo pretendere di diventare un agnellino perdonando le assenze, i silenzi, ma non posso più permettermi di espormi, di mettere in piazza debolezze o piagnistei. La mia riflessione di stasera non punta a constatare e a denunciare (se ce ne fosse ancora bisogno) l'altrui egoismo, la cronica ipocrisia. Che barba questi discorsi, non c'è più bisogno di ricordarlo. Queste righe solo per dire che la qualità del momento è vita vera e propria , di certo non la ricerca ossessiva della felicità intesa come percorso. Non so se sto sprecando tempo e parole, ma il solo fatto di riservare queste poche righe e questi minuti ad una riflessione è sintomo di vita. Non è un caso che al di fuori di questa stanza io abbia deciso di prendere finalmente la forma del mondo, abbracciandone la banalità, avallando comportamenti idioti e falsi, senza mai esternare nulla se non perfetto equilibrio. A fronte di tutto ciò, viene naturale che l'umano ti senta diverso. Sembra ormai inevitabile il distacco, l'assoluta indifferenza. C'è poca umiltà. Da quanto tempo qualcuno non si rivolge a voi dicendo: “Scusa, hai ragione”?




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