venerdì 11 ottobre 2013

Io, sempre io

S

enza infamia e senza lode. Se ne va così questa settimana che, secondo il mio modesto punto di vista, ha segnato il vero e proprio ingresso nella nuova stagione. Gli indizi sono sparsi qua e là: io che, appena sceso dal letto, guardo timoroso la stazione meteo; io che comincio a contrarre i muscoli delle spalle mentre spingo via le foglie morte sotto il viale della stazione; io che comincio a temere di dovermi accomodare all'interno di qualche carrozza gelata. Io, sempre io. E mentre il mondo continua a fingere di vivere, io riprendo a rigirare vorticosamente su me stesso. Alzo gli occhi per guardarmi intorno poi, eccomi di nuovo dedito ai miei affari di testa e ben poco di cuore. La routine è nuovamente servita con il lavoro che ( duole ripetermi ) costituisce più di ogni altra cosa, il quotidiano salvavita. Non penso, non mi fermo, ironizzo, rido persino di gusto. E' tutto davvero strano, ma non sarei io, non sarebbe capitato a me. Parlo di questa esperienza, del mio essere pendolare, uomo in eterno movimento, una testa che viaggia e che ora deve affrontare il tragitto pure con il corpo: usurante, stressante ma.....incredibile a dirsi, liberatorio. E' assolutamente strano. A ben vedere i pezzi si incastrano ed inducono ad azzardare la reale esistenza di un progetto che, sebbene appaia confusionario, lavora a meraviglia. E' da tempo che lo dico: dovrei accettare questa vita perché tale è, nella forma e nei modi in cui si manifesta. E non avrei torto perché ho provato e riprovato a superare il grande muro del “destino segnato” andando verso direzioni diverse da quelle imposte. Senza risultato. E allora? Pazienza, soprattutto se l'insuccesso lo devi attribuire a qualcuno, a più di uno, a tanti, al mondo intero. E' la routine del pensiero fisso, cui apro sempre molto volentieri la porta, per dare argomenti al mio mondo silenzioso. Mi piace riempire gli spazi con le parole, le mie. Sono davvero un egocentrico affetto da manie di protagonismo. Ma no, sono solo uno che a volte, ad esempio, vorrebbe chiamare per nome e cognome un po' di persone, dire loro cosa pensa e poi magari buttarle nel cesso. Ma non ne ho il coraggio. E riprendo il mio moto di rivoluzione, continuando a dire cose senza dirle. Io, sempre io.

 
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