giovedì 26 settembre 2013

Il solito piccolo mondo

P

iù o meno penso questo: converrete con me che, quando si ha la fortuna di avere al fianco persone a noi care per moltissimi anni, di vederle ogni giorno, non ci accorgiamo del lavoro del tempo. Mamma e papà non invecchiano mai, ad esempio. Non ne accettiamo l’idea, sta qui probabilmente la ragione. Basterebbe poi andare a sfogliare il loro album di nozze, guardare i loro ridicoli pantaloni a zampa d’elefante, i basettoni di papà e sarebbe diverso. Qualcosa di simile accade con il nostro quotidiano. Ogni giorno sta con noi, ci vive accanto. Magari lo amiamo meno dei nostri genitori perché si chiama lavoro, grane, rumore, tempi rapidi ma, nostro malgrado, dobbiamo stargli accanto. Una buona parte di noi non vedrà altro (nei giorni che si susseguono) che abitudine, ripetitività, monocromia. Si deve andare oltre, cercando di dividere la vita in fasi per trovarci spunti d’interesse. Esiste però un piccolo mondo che, a guardarlo bene, regala innumerevoli suggestioni, cambiamenti, incredibili sorprese. Guardarsi dentro è, come nel mio caso, una vigliacca scorciatoia per aggirare responsabilità, scelte, decisioni che potrebbero cambiare radicalmente la mia esistenza. Mi osservo dentro e scopro che è l’unico modo per avere una percezione del tempo che passa, senza tuttavia odiarlo; l’unica maniera di accettare lo scorrere dei giorni in modo sensato. Ieri avrei voluto scrivere qualcosa ma il tempo materiale era troppo poco. Meraviglia delle meraviglie, ora non posso permettermi di trasportare qui ciò che provavo ieri. Non me lo ricordo. Oggi però ho altro da dire, perché il mio apparato interiore è in continua evoluzione. Non solo il mio, attenzione. Quello di tutti, o meglio, di quelli che riescono a guardarsi dentro senza dover aspettare di stare chiusi al buio di una stanza. La mia follia è tutta qui: pensare, sentire che arrivano messaggi interiori anche nelle situazioni più astruse. Ditemi voi come e quando un pendolare che sta dodici ore al giorno in mezzo al caos, trova il tempo di provare qualcosa. Ed in effetti sono diventato una macchina, inabile al sentimento. Ma, riesco ancora nonostante il frastuono, a cogliere i messaggi più profondi. Ed è la mia salvezza.

 
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