domenica 16 giugno 2013

Salite

P

aura è una delle parole più ricorrenti del mio vocabolario esistenziale. La ritrovo spesso anche nei discorsi di spessore che mi capita di fare ( sempre più di rado ) guardando qualcuno negli occhi. Di me stesso, del nuovo, degli spostamenti, di ciò che non conosco. Paura delle salite. L’esercizio fisico associato alla passione ha un potere miracoloso sulla psiche, sul cervello, sul corpo. Porsi piccoli obiettivi è sintomo di grande umiltà ma non deve mai sconfinare nel timore di pretendere di più. Io non so cosa vuol dire andare oltre perché non conosco quali sono i miei limiti o forse li conosco troppo bene: dovrei solo provare a scoprirlo, rischiando magari di non sentire più né le gambe né i polmoni. Eppure io so bene che, quelli che vedo ed interpreto come obiettivi improbabili, sono quasi sempre alla mia portata anzi, rappresentano un punto di partenza. Questione di autostima. Nella vita serve tutto: corpo, testa, cuore, muscoli, sangue freddo. Ogni volta in cui metto alla prova me stesso non lo faccio mai consapevolmente ma grazie a quella commistione di stati di fatto che chiamiamo contingenza. Mai una decisione ferma, al solo scopo di migliorare me stesso…“Figuriamoci, sto bene così, cosa vorrei di più?” Tutto vorrei, tutto potrei, tutto e anche di più se, almeno una volta decidessi di buttare sul tavolo da gioco ciò che ho, senza nasconderlo. La bici da corsa non tradisce: ti spinge fino dove puoi e oltre, come avessi un gancio attaccato all’anima che la (e ti ) spinge oltre ogni possibile limite. La bici è una scusa, ma è pur sempre vita, o parte di essa; è rifugio, è voglia di vincere la partita con una certa parte di vita che non c’è. Non posso trovare pretesti, non posso avere paura. E poi, paura di cosa? Di cominciare a sentirmi uomo? Di smetterla di credermi felice solo quando ho i piedi piantati al terreno? Non posso avere paura di ciò che mi aspetta sul lavoro nei prossimi due mesi, non posso nemmeno aver paura di un incontro, non posso temere di guardare la mia vita, prendere una direzione diversa. Neanche dovessi scalare una montagna: non è una montagna, è semplicemente una salita; che la percorra sulla bici, a piedi, o solo con la testa rimane pur sempre una stupida salita. Tanto poi ce ne sarà un’altra. E un’altra ancora. Tanto vale rischiare.

 
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