domenica 19 maggio 2013

Il viaggio

C

alma Enzo. Ci vuole tutta la calma e la pazienza del mondo quando la notte, l'unico momento in cui perdi finalmente coscienza di ciò che sei, ti volta le spalle. Non è colpa sua, semplicemente di un mondo di merda, fatto di arroganza, maleducazione e discriminazione. Pazienza. Andiamo avanti, alla luce di questo sole di una Domenica mattina che mi trova, nonostante tre ore scarse di sonno, vigile quel tanto che basta a stendere le solite trentacinque righe. Dalla posizione fetale a quella gambe larghe a pancia in su per finire seduto con le spalle appoggiate alla testiera del letto. Il terrore di guardare l'ora mentre là fuori era baldoria. La mia notte porta i soliti pensieri, torna pure la paura di qualcosa che voglio, desidero, che prima o poi dovrò attuare. Scelte. Se dovessi rappresentare graficamente il momento della decisione non ricorrerei alla solita strada che ad un certo punto incontra una biforcazione. Troverei più aderente alla mia persona un punto ( Io ) dal quale partono infinite rette corrispondenti ad altrettanti possibili soggetti o conseguenze. Vedete? Perdo completamente il controllo su me stesso, le mie volontà, i miei interessi e considero solo l'altro e ciò che la mia scelta potrà causargli. Dunque non scelgo. Ci si può voler male a tal punto? Oppure si è solo empatici? Ad un certo punto, a pancia in su sono arrivati i pensieri belli: il viaggio. Cosa rappresenta ora per me? Potrebbe partire da qui la definitiva soluzione al problema delle relazioni e al dilemma della condivisione. Mi sono reso conto che il non considerare l'altro ( quando questi è inattendibile e inaffidabile ) libera di non pochi pesi e regala una nuova sensazione di libertà. Ti senti capace di esserci, di vivere senza dover aspettare, senza dover necessariamente condividere. Non ho mai amato questo verbo semplicemente perché non credo che i momenti belli siano più belli se vissuti con due cuori e guardati con quattro occhi. La mia è solo dipendenza, come quella del feto dalla placenta da cui naturalmente dovrà staccarsi. Il ruolo di mamma, non dimentichiamolo. E' con l'occhio dell'uomo maturo che scrivo di quanto sia stato ed è, importante; e di come ora sono io a non volermene staccare più di tanto. Quando Morfeo stava finalmente per abbracciarmi ho pensato che potrei davvero essere felice, amandomi. Devo partire, il viaggio non sarà solo una metafora per alzarmi in volo, sarà fisico e mentale verso la totale riconsiderazione di me stesso.

 
FOTO-DIPINTO

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