venerdì 24 maggio 2013

Conigli

I

o non posso ricordare quante persone hanno incrociato il mio cammino. Quante ne ho amate, baciate, abbracciate. A quante poi ho detto “ti amo” od un semplice “ti voglio bene”. Non ricordo quante ho volte ho mentito nel farlo, quante ho tradito. Si fa fatica a capire gli altri, a giustificarli o a perdonarli perché si dimentica in fretta chi si è stati. Probabilmente è vero il proverbio per cui chi semina vento raccoglie tempesta. Ma vi pare normale mettersi qui a fare quadrare i conti, ad un passo dal mezzo secolo di vita? Quello che voglio dire stasera è che ho avuto la fortuna/sfortuna di conoscere moltissime persone come quasi tutti nella vita. Non guardatemi ora, non sono sempre stato un eremita, un asociale, un musone, critico cinico e vendicativo. Sono stato quello che il tempo e le condizioni richiedevano, senza mai perdere la mia vena riflessiva ed analitica. E a prescindere dal numero delle persone che hanno “fatto” il mio passato, io ora sono solo. Qui ed ora. Perché? Non voglio più parlare della solitudine stupida, cioè dell'assenza fisica di qualcuno. Lo trovo poco costruttivo e inutile allo scopo. Parlo invece di quella interiore che rende alieni, incompresi, che fa piangere come bambini. E attenzione, non solo quando si è soli al buio di una stanza. Bisognerebbe capire che l'alienazione non è solo una condizione connessa ad un certo tipo di personalità ma è anche ( e soprattutto ) frutto dell'interazione. Più provi o ti trovi costretto ad interagire più ti scopri diverso. Unico, direi. Ecco dunque il discorso della quantità: ma possibile che nella moltitudine di persone che ho incrociato sul mio cammino ho sempre avuto la sensazione di non riconoscermi, di non trovare la perfetta empatia, la totale condivisione? Vedete, faccio questo discorso non al fine di trovare ostinatamente una soluzione. Parlo da uomo che si sta accettando pur volendo ancora capire qualcosa. Non so, faccio un altro esempio: è possibile che si sia perso il gusto di insultarsi? Di mandarsi a fare in culo in modo schietto, magari sbattendo violentemente la cornetta del telefono? Ah a dire il vero la cornetta non esiste più... Dicevo, perché non si ammette di essere diversi, di accettare l'incompatibilità e si preferisce vivere nel limbo dell'indifferenza? E alla fine stiamo tutti bene, tutti lì beatamente soli credendo di essere circondati da tanti bei cuori e tanti begli occhi pieni d'amore. Balle. Siamo diventati tutti conigli, questo è.

 
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