sabato 11 maggio 2013

Con il senno di poi

R

icordo che anni fa ricevetti l'invito di un amico a lavorare per lui. Sapete, le scelte fatte in uno stato di necessità spesso stimolano il coraggio salvo poi rivelarsi disastrose. Del senno di poi son piene le fosse, dunque evitiamo luoghi comuni. Ricordo anche quanto mi fosse costato rinunciare a priori dal momento che l'offerta non sembrava per nulla stimolante. Conoscendo il mio autolesionismo e aggiungendoci quello strano legame che si crea quando due amici diventano colleghi, avevo la netta impressione che qualcosa sarebbe andato storto. Così fu. Ma non è di questo che voglio parlare; vorrei sottolineare ciò che il tipo amava raccontarmi soprattutto quando non aveva argomenti per giustificare il mancato pagamento dello stipendio (ero in “nero” ndr ). Soleva infatti ribadire che una delle ragioni per cui assumeva un atteggiamento dispotico verso i suoi collaboratori, aveva radici in un lontano passato fatto di altrettanti soprusi da lui subiti durante un'esperienza di lavoro in Sudafrica. Non capivo se volesse giustificarsi ma ormai mi ero fatto un'idea del perché c'era tanto astio nei miei confronti quando, a suo dire, io non facevo le cose a dovere. E del perché ( senno di poi ) ritardasse con i pagamenti. Stamattina ho pensato di sfuggita a questo fatto. Negli ultimi tempi ho dato tregua al mio istinto rabbioso ed integralista senza peraltro reprimerlo ulteriormente; l'ho fatto perché mi è venuto del tutto naturale. E' stato più facile spostare l'attenzione su di me quale possibile causa della mia sofferenza psicologica; se il mondo ha dato il suo contributo io non mi posso sentire del tutto innocente. Così ho riflettuto sulle vessazioni psicologiche che hanno portato Enzo ad essere così, piccoli soprusi che fondano le radici nel passato. E ho concluso che io sono proprio come quello là. Non è un “mea culpa”, sarebbe eccessivo; tuttavia sembra piuttosto diffuso ricorrere ad inconsce ritorsioni su soggetti che non hanno colpe, se non quella di incrociarti nel momento in cui stai svuotando il sacco di rabbia. Sarebbe anche bellissimo dire a questo punto: siamo pari, sono tranquillo, posso ricominciare. Sarebbe bello. Le mie sono sempre considerazioni che lasciano il tempo che trovano ma che mi aiutano a guardare ogni cosa a trecentosessanta gradi. Può darsi che sia il momento di serenità che sto vivendo. Può darsi. Ma se il passato a volte è maledettamente presente solo per farti sbagliare, altre ritorna con sprazzi di luce che illuminano il tuo presente. Ecco servita la mia riflessione di oggi.

o.72065

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