sabato 6 aprile 2013

Diavolo in me

E

adesso dove la butto tutta questa rabbia? Dove? Non c’è più posto, il cervello è ormai saturo e non riesco più nemmeno a scaricarla addosso al mondo. Potrei, anzi dovrei, buttarla in faccia a chi ( nomi e cognomi ) ha contribuito a rendermi la vita difficile. Persone che ritenevo fidate, salvo poi rivelarsi i soliti coltivatori dell’orticello personale. Vorrei anche scaricarla addosso a quelli che di mestiere dispensano parole di apertura, comportamenti assertivi, sorrisi alla vita . C’è un po’ di rabbia anche per loro. Ma ce n’è tanta, tantissima per me stesso. La solitudine mi fa un baffo, fosse solo questo il problema dormirei tra due guanciali. La mia solitudine non è solo un dato di fatto, è parte di me, vive con me, mi segue quelle rarissime volte in cui mi trovo in mezzo a persone che non sono necessariamente colleghi. Più vado avanti più immagino quanto potrebbe essere scioccante ricevere una proposta, un invito, una serata in compagnia. Sono lontanissimo dal mondo delle persone, non riuscirei a muovermi senza mostrare disagio, sofferenza, stupore. Dicevo, ho una buona dose di rabbia per me. L’errore ci sta: una volta, due, tre. Poi basta. Ho un diavolo in me, perché perseverare è ciò che mi riesce più naturale fare. Non si può, non si deve rimanere appigliati a qualcuno, farne sentire il proprio fiato, cercare di tenerlo vicino. E’ una questione di orgoglio, innanzitutto. Ma in amicizia, c’è spazio per parole come orgoglio, scopo, o altro? Direi di no. Tuttavia invidio fortemente coloro che agiscono senza pensare ad altro che a se stessi, forse perché soli e forse perché hanno imparato cosa vuol dire fidarsi del mondo. Loro. Indosso le orecchie da asino e me ne vado dietro la lavagna, poi magari la maestra mi obbligherà a scrivere cento, mille volte: “non devo fidarmi, non devo fidarmi, non devo fidarmi”. Eppure non sto bene. Oggi è persino tornato quel fastidioso dolore nella parte sinistra del petto. E’ nervoso, si dirà. Enzo, devi smetterla. Te ne prego, smettila. Cerca di fartene una ragione. Lo so, la rabbia è pur sempre un segnale di vita, vuol dire che ci sei, che lotti, che ancora non accetti tutto questo. Non ci prendo gusto, vorrei vivere potendo sorridere, alzando lo sguardo invece di lasciarlo perdere nel vuoto dei miei pensieri. Non è vero che la solitudine mi fa un baffo, la solitudine mi opprime, la solitudine fa schifo. Smettiamola di aprirci alla vita, piantiamola di voler essere a tutti i costi positivi per trasmettere positività. Provateci voi, ancora non riesco a credere di essere così solo.

 
diavolo1

2 commenti:

  1. È molto bello quello che SCRIVI....o meglio bello per ciò che riesci a trasmettere
    Avverto tragicità e mi arrivi al cuore, è vero quello che SCRIVI,la vita sembra una delusione....e le persone sensibili come te soffrono nel vedere e vivere sulla propria pelle delle ingiustizie
    Non credo che tu abbia un diavolo in te ma un grande dono....le tue parole sono importanti, non devono essere per forza condivise,l'importante è che arrivino ... ti sembra poco! Devi essere orgoglioso di te, sei un dono per noi..

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    Risposte
    1. Grazie Adelaide, per essere passata e per le tue belle parole. So che scrivere mi aiuta, è il mio rifugio. Non ce la faccio più a sopportare la meschinità e l'ipocrisia della gente. Qui trovo il mio riparo. Un abbraccio e torna a trovarmi.

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