sabato 16 febbraio 2013

L’aria del Sabato sera

E

’ il post più difficile da scrivere quello del Sabato sera. Semplicemente perché non vorrei scriverlo, vorrei non avere tempo per farlo, vorrei essere altrove. Ma sarà poi vero? E poi, come faccio ad evitarlo visto che per me scrivere è una droga? Mentre, Sabato scorso, mi trovavo a circa cento chilometri da qui, quasi sentivo la mancanza di questo momento. E allora forse non è più difficile di altre volte, buttare giù qualcosa. Il Sabato ha sempre un’aria strana, l’atmosfera impalpabile, non c’è pensiero cupo che mi attraversi anzi, la mia mente è vuota. E quando non penso mi sento un po’sperso, forse è per questo che il Sabato mi fa paura. Dunque ben vengano la settimana lavorativa con annessi e connessi, di cui mi lamento sempre ma che poi sono il mio ossigeno. E’ tutto chiaro sebbene mi piaccia parlarne e rigirare il discorso in tutti i modi. Il lavoro mi assorbe, mi toglie vita ma è ormai a tutti gli effetti, la mia vita. Due stupidi giorni trascorsi a casa non significano nulla: non significano riposo perché mi basterebbe molto meno, non significano diversivo perché non ne ho la possibilità. Non significano nulla. Tutto perde senso, al Sabato. Non voglio e non devo dimenticare i momenti con la mia famiglia, sempre più rari sebbene io sia sempre qui, con loro. Ma le cene della settimana sono mute, veloci, tanto sono indaffarato a pensare al giorno successivo. Ci si deve accontentare, ci si deve arrangiare. Belle parole. Facile no? Macché. Parliamo di questa settimana lavorativa allora e degli aspetti che riguardano da vicino il mio carattere. Sono stato zerbino, accondiscendente, disponibile. Più che mai. E mi sono alterato molto, come sempre solo al culmine della sopportazione. Ci sto male dopo, mi faccio pena. E’ orribile pensare alla percezione che gli altri possono avere di me: provate a dire di No una volta, provateci. Verrete pure mandati a cagare. Insomma, starei volentieri lontano dal mondo se solo mi fosse concesso, ma non posso e mi tocca pure accettare quello che sono. Ma io mi domando e dico se può vivere serenamente una persona così. Si dirà che ho tutte le fortune del mondo, che basterebbe affrontare la vita con il sorriso. Stronzate. Non basta l’empatia, non basta nemmeno più quella. Il post del Sabato sera finisce qui. Non è servito a nulla, oppure è servito a farmi sentire ancora peggio. Oppure ancora, a dirmi che sono unico nel mio genere.

 
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