domenica 9 dicembre 2012

Ma che mondo e mondo!

A

d un certo punto mi sono reso conto che persino il titolo di questo diario non mi rendeva giustizia. “Il mondo di Enzo”. Attenzione, leggete bene. Ancora una volta, Enzo paga il dazio tipico dell’empatico:prima gli altri, poi lui lì, nell’angolino. Quando ero piccolo, guardando i primi films alla Tv mi chiedevo quale significato avesse quella scritta: “starring”. Eccolo, colui che interpreta il ruolo principale, dunque..il mondo. Ma che mondo e mondo! Nasce così, Enzo e dintorni. Va un po’ meglio no? Direi che sconfinare al ruolo di comparsa (o poco ci manca) ciò che rende la mia vita un mezzo inferno, è già un premio fin troppo grande. E dire che, se fossi solo capace di imparare le lezioni del male che il mondo rappresenta mi preoccuperei così marginalmente, da non doverlo neppure menzionare o considerare. Sto facendo piccoli passi in questa direzione, non potendo tuttavia evitare tempeste di rabbia, di pianti e di solitudine. Che dire dei miei dintorni. I miei genitori mi stanno sbarrando la strada. Che colpa ne ho se sono stato, mio malgrado, costretto a rimanere con loro per così tanto tempo? Ed ora che, potendo, voglio andarmene mi stanno sgambettando da dietro. Chiamatelo senso di protezione, inconscio bisogno di aiuto. Quando mamma e papà invecchiano non ti vogliono più lasciare andare. Tornano bambini e come i bambini fanno i capricci, ti fanno sentire in colpa, non ti permettono di dire di no. Io dico un NO grande come una casa e sto facendo fuoco e fiamme per costringerli a rendersi conto che la mia presenza qui per loro, sarà un inferno. Non posso fare altro. So per certo che la ragione in questo caso mi viene in aiuto, e che ragionando, tutto potrebbe risolversi. Niente da fare. Sono bambini, ormai. Non riesco a prendere il volo ma, come ho già detto, non voglio gridarlo. I miei dintorni sono sterminati deserti fatti di dune alte come montagne ed oasi dove l’acqua, o quel poco che ne resta, ha un sapore orribile. E’ sufficiente guardarmi indietro, fare piccoli zoom su momenti più o meno recenti della mia vita per capire che tutto è illusorio, persino il mio viaggio verso la perfezione. Quelle fasi di apparente serenità portavano dentro il germe dell’insoddisfazione e della delusione che da lì a poco sarebbe tornata. Perché chi vede oltre, non predice il futuro ma è conscio della pochezza della vita. Questo diario, questo viaggio rappresentano il senso della mia vita. Ciò che vado cercando non è più un obiettivo bensì qualcosa di cui parlare, sempre. Il senso della vita è qui. E non nei miei dintorni.

 
deserto

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