sabato 17 novembre 2012

Aspettando Godot

I

l Sabato Milanese mi ha permesso di vivere abbondantemente di rendita per l’intera settimana, a livello emotivo e di impatto con l’ufficio. Lunedì mattina, mentre oltrepassavo i tornelli che mi portano alla metro ho avvertito un senso di soddisfazione inusuale ed atipico. Pensavo a tutte quelle volte in cui ho appoggiato l’abbonamento ed i tornelli si sono spalancati sull’ennesima settimana lavorativa: “Ecco, cosa ho combinato in questi due giorni?”, sempre lì a chiedermi. Nulla, di default, la risposta. La situazione lavorativa è alquanto strana nel senso che da neanche un mese mi sono accomodato in back-office e sto cominciando a fare i conti con le prime e prevedibili problematiche. Prima fra tutte, dover ricominciare daccapo ad imparare, a ragionare, e a chiedere. Odio consultarmi in continuazione, dovrei prendere appunti ma la materia e le casistiche sono talmente variegate da non prevedere risposte adeguate utilizzabili sempre. Avrei tanta voglia di lavorare cercando di capire cosa sto facendo e perché. Parrebbe una richiesta non particolarmente esosa, peccato si debba fare i conti con il caos generale. Ad un certo punto ho maturato l’idea ( direi piuttosto la convinzione ) che sarà meglio sbagliare e farlo da solo. Ora devo solo riuscire a gestire l’ansia, quasi sempre provocata dal senso di disordine materiale che regna sulla scrivania e che è frutto di lavoro arretrato. Ritorna il tema del tempo e della voglia di prenderselo tutto, quello che serve, per portare avanti il compito come sono capace. Se non andrà bene, pazienza. Non mi sono dimenticato della premessa iniziale: sicuramente mi rendo conto che vivere piacevoli momenti in compagnia di persone care aiuta a vivere meglio. Il Sabato Milanese mi ha permesso di mettere in cassaforte la convinzione che tutto è possibile, che gli squarci nel buio esistono, che devono essere magari anche voluti. Scrivo a distanza di una settimana: il cielo è nuvoloso, fa anche freddo, sono in posizione yoga sul piumone e l’abat-jour ad attenuare il riverbero. Sono tornato all’antico, ma sento che qualcosa può e deve ancora cambiare. Ritengo soprattutto di aver acquisito un’ottima capacità di tenere separati vita e lavoro; questo è già un bel traguardo. Non resta che riprovare a dare fiducia a chi al momento riempie la mia sterile vita sociale attraverso una presenza seppur virtuale. Riparto dalla ormai acquisita consapevolezza di chi sono, pregi e difetti compresi; quanto al “cosa voglio”, beh sto sempre aspettando Godot, probabilmente.

 
godot

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