mercoledì 20 giugno 2012

Cose della vita

Raggiunti i "quaranta" si presume uno abbia imparato a dare il giusto peso alle cose. In quasi mezzo secolo accadono eventi di svariato tipo e quelli di un certo peso emotivo dovrebbero aiutare a capire come agire. Si tratta di riconoscere il vero senso della vita nelle cose che accadono e non dimenticarlo. Ecco, non dimenticare. Sono un uomo straordinariamente fortunato perche' giunto a questo punto del cammino posso dire che nulla mi e' mai mancato di cio' di cui ho avuto bisogno: sto parlando della famiglia. E di questo mi sono spesso dimenticato. Cosi' come ho spesso scordato di quando quelle fondamenta che credevo indistruttibili hanno cominciato a vacillare sotto il peso dell'eta'. I genitori invecchiano e non si puo' di certo pensare che siano sempre loro a ricordarti per cosa ci si deve struggere e per cosa no. Mi sono dimenticato pure di cosa ho provato e di quanta paura mi ha attanagliato quando il timore di perderli sembrava tanto reale da rendermi totalmente in balia della mia fragilita'. Il luogo comune recita che non si diventa vecchi, bensi' saggi. E allora perche', spesso mi arrovello in faccende e struggimenti di poco conto? Forse perche' ho ancora un'anima e probabilmente un cuore. Lo sto negando a me stesso ultimamente, mi vanto del fatto che niente e nessuno possa piu' darmi motivo per un gesto di rabbia, per un'ora di sofferenza. Non e' propriamente cosi', probabilmente ci sto male ma riesco a non farlo vedere, odio piangermi addosso. C'e' un totale senso di sfiducia verso il prossimo che il piu' delle volte si ritrova a pagare un prezzo non dovuto. Ma io ora sono questo, e sicuramente sto sempre piu' scavando una voragine tra me e il mondo. Non so odiare e non so provare totale indifferenza, credetemi. Ho un'anima ed un cuore. Non so piu' amare, questo e' il punto, o forse non ne ho voglia. Con questo post sto convincendo me stesso di non essere quel mostro freddo ed insensibile che talvolta mi vanto di essere. Peccherei tuttavia di scarsa autostima se escludessi responsabilita' altrui; ce ne sono, ma fanno parte del gioco e vanno tenute in considerazione. A questo punto concludo dicendo che posso ancora permettermi di arrabbiarmi, di farmi sentire, di parlare a sproposito, di voler passare per cio' che non sono; in fondo , futili o no, sono sempre cose della vita. Mi si conceda ancora comportamenti al limite della credibilita', mi si permetta una certa umoralita'. Pazienza, perdero' qualcuno nel frattempo. Sono nel bel mezzo di una tempesta dove utile e futile si mescolano in un'unica massa informe. Vediamo come ne esco.
 
colazione1

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