venerdì 27 aprile 2012

Vuoto temporale

A
nche se vivo con loro, non passo moltissimo tempo con i miei. Quello della cena, come nelle migliori famiglie Italiane, è il momento nel quale ci si ritrova e si chiacchiera. Mio padre è monocorde nei suoi discorsi. Parla sempre dei tempi andati, si lamenta di come si è evoluta la società di oggi, contesta il fatto che di valori non ne esista più traccia alcuna. Lui, di fatto, è rimasto fermo agli anni 60. A lui questo mondo di oggi, non piace proprio. Ho dovuto sudare sette camicie per liberarlo dal tubo catodico. L’auto? Ancora si pente di aver dato in demolizione la sua vecchia Fiat Uno. Scherzosamente gli faccio notare che i tempi sono cambiati, che ci si deve adeguare, che siamo nel 2012. Sforzi inutili. Io non gli assomiglio, almeno caratterialmente. Ma sono un quarantenne e anch’io ho nostalgia dei miei “bei tempi” andati. Nonostante stia offrendo ai miei lettori il mio lato più oscuro, vorrei far presente che io in passato ho anche vissuto. Ho sorriso, ho persino esagerato, ho fatto di tutto meno che pensare. Sono stato un ragazzino vivace, un adolescente coscienzioso, dai venti ai trent’anni ho fatto tutto il possibile per vivere una vita di ragazzo. Poi, che dire. Eccomi qui, fermo forse a quei trent’anni, affetto probabilmente da cronica nostalgia. C’è un vuoto temporale che mi rende un quarantenne con lo spirito di uno di trenta e quello spirito è del tutto autentico. Quello spirito, vive. La mia esistenza di oggi è in totale contrasto con la realtà che mi circonda; da tutto ciò nasce la netta tendenza all’introspezione, la lamentela cronica, la repressa voglia di volare. Posso continuare su questa strada? Devo emulare il mio papà? Posso predicare bene e razzolare male? E per quanto tempo ancora? Non vado cercando approvazioni, non mi aspetto valutazioni, ma sono sicuro che se sottoponessi alcune domande a molte delle persone che mi conoscono, otterrei le risposte più variegate. Ad alcuni appaio ombroso, ad altri lunatico, qualcuno magari mi reputerà simpatico, qualcun altro logorroico. Ma di una cosa sono certo, le diverse sfaccettature producono un risultato interessante: nessuno sa chi sono veramente. Il guaio è che non lo so nemmeno io.

crepa

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