mercoledì 15 giugno 2011

Ancora sui mitici ‘80

R
ischierò di essere retorico. Durante le lunghe ore trascorse al seggio si sa, si parla di tutto e di più. Se poi si crea un ottimo feeling tra i componenti, si finisce persino con l’intavolare piacevolissime disquisizioni. E così, complice il fatto che due terzi del gruppo erano stati ( chi più chi meno ) ragazzi degli anni ’80, si è dato fondo a tutte le proprie  energie per riportare alla luce ricordi di quel tempo. E’ stato divertentissimo farlo, ognuno di noi trovava un particolare di quell’epoca rimasto particolarmente impresso nella memoria. E spesso si tratta di piccolissimi e flebili passaggi che improvvisamente prendono consistenza. Io ad esempio ricordavo un particolare strano: il vecchio telefono a disco, quando si riceveva una telefonata extraurbana produceva un suono più lungo.Si è poi passati a sciorinare ogni forma di gioco da strada, sono tornati alla  luce gli anni della scuola, insomma, di tutto un po’. Ognuno con la sua personale interpretazione dell’epoca in base al proprio vissuto. Inevitabile però cadere nella retorica spicciola, soprattutto impossibile non precipitare nell’errore di confrontare le generazioni. Si perché, spettatrice un po’ incuriosita un po’ allibita dalle nostre parole, una ragazza classe 1988 anche lei del gruppo. Ad un certo punto mi sono sentito vecchio. Ho capito che in fondo sono passati solo 25 anni e che è normale parlare al passato volentieri quando si tratta di un’epoca come la mia. Ma poi si finisce per arrivare alla filosofia del “si stava meglio quando si stava peggio” e questo non mi piace. Vorrei tanto calarmi nella realtà dei giovani d’oggi, cercare di capire se anche loro sono convinti che non dimenticheranno il loro tempo di adolescenti. Io sono stato fortunato a vivere un’epoca mitica sotto molti aspetti, anche se tutta la mia fortuna non la devo certo al caso di essere nato nel 1968. La devo ai miei, e all’impronta che volenti o nolenti hanno dato al mio essere. E’ stato bello però rivangare i ricordi e sostanzialmente accorgersi del nulla che in qualche modo era parte di noi; attenzione però, un nulla a confronto della realtà odierna. Come scappa il tempo... ( Visto che sono retorico?) Non passa un giorno, un mese, un anno senza che possiamo dire che nulla è cambiato. In gran parte ad essere mutato è il modo di comunicare. Passino le cabine telefoniche ed i gettoni, le cartoline postali: appartengono alla preistoria. Gli sms? Super moderni fino a qualche anno fa. Facebook? Quanto durerà? Viviamo in un’epoca in cui niente può essere nuovo per più di un giorno, un mese forse. Credo che ognuno di noi senta sua un’epoca che solitamente è quella della propria adolescenza, ma non è detto. L’importante è avvertirlo questo senso di appartenenza. Tra vent’anni ritornerà nei nostri ricordi più belli.

8 commenti:

  1. io sono un classe 73, GIOVANISSSSSSIMO

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  2. Classe 81, ho tanti bei ricordi di quegli anni, oggi ad esempio mi ascolto ancora tantissima musica anni 80.

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  3. Hai ragione, ognuno rimpiange i tempi che furono.

    Andavo al seggio,come presidente, segretario, scrutatore, perchè si creava un'atmosfera familiare...

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  4. Classe '87... e penso che la mia sia stata l'ultima generazione prima del delirio tecnologico.

    E.

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  5. Eccomi...che anni quelli...ma quel cubo lì...non ti faceva innervosire? A me un sacco...ahahah.

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  6. Io appartengo alla classe 1984, ho vissuto gli anni 80 a metà, ma ringrazio ugualmente di non essere un adolescente ora, non avrei apprezzato tante cose e non sarei come sono adesso ... quindi piccoli ricordi degli anni 80: le cassette stereo, il telefono con la rotellina, il videoregistratore, il crescere senza cellulare e computer, ma all'aria aperta, per i campi ... mi appartengono e adesso li apprezzo e li rimpiango molto di più.

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  7. Ciao Francesca e grazie per essere passata. Tu sei la conferma che gli anni 80, anche se vissuti da bimbi, hanno lasciato un segno. Un abbraccio.

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