domenica 22 maggio 2011

Un pomeriggio positivo

R
ingrazio sentitamente il mese di Maggio per questa splendida domenica d’estate. Forte era il bisogno di allontanarmi da casa, non tanto fisicamente ma con la mente. Essere altrove con i pensieri, se poi questo significava perdersi in qualche percorso di campagna, immerso nel più totale silenzio beh, meglio ancora. Ringrazio questa domenica per avermi regalato la possibilità di montare in sella alla mia bici per la seconda uscita stagionale. Ho iniziato prima quest’anno, probabilmente impiegherò più tempo a carburare ma oggi, i miei 40 chilometri me li sono fatti. Tutto intorno, campi ancora in fase di preparazione, i primi germogli del mais, balle di fieno ovunque. Ma si sente che siamo nel bel mezzo del più bel mese dell’anno, sempre che il tempo rispetti le regole. E per ora lo sta facendo. Io mi ci butto a capofitto provando a pedalare, approfittando di un mezzo più leggero, più veloce che chiede solo di essere rodato. Le villette dei paeselli che incontri lungo la provinciale cominciano ad animarsi per i primi lavori di giardinaggio; da alcune di esse ho avvertito distintamente odor di barbecue. E i bambini a rompere il silenzio del sonnacchioso primo pomeriggio. Sto tornando su vecchi percorsi , sto finalmente e con piena goduria riammirando paesaggi ai quali dò del “tu”, ben diversi da quelli che scorrono rapidissimi dal finestrino del regionale veloce. Qui tutto è visibile, osservabile, persino tangibile. So già che tornerò sulla collina del silenzio, quella a me tanto cara. Voglio presagire un’estate silenziosa e luminosa. Voglio essere ottimista malgrado nella testa continui a rimbombare qualcosa che non mi piace e di cui potrò parlare solo tra un po’. Ma oggi toccava a lei, alla mia amata due ruote e con lei ho deciso di passare un pomeriggio positivo. Il tragitto odierno mi ha portato dritto all’Abbazia di Santa Giustina; trattasi di sito medioevale benedettino immerso in un piacevole quanto silenzioso polmone verde, sulla strada che porta verso Castelnuovo Bormida ed Acqui Terme. Mi sono fermato, ho percorso un po’ dello sterrato che conduce all’interno del parco e qui ho scattato una foto. Ho fatto indigestione di silenzio, di pace, di tutto quello che mi serve per affrontare una nuova settimana di attesa. Le gambe: sembra vogliano concedermi ancora una stagione a buoni ritmi ma, trattandosi delle prime pedalate, non c’è da fidarsi. Sono rimontato in sella, e mi sono diretto verso casa, che ho raggiunto dopo 20 chilometri condotti con apprezzabile scioltezza. Grazie ancora Maggio, mi auguro di poter tornare ad approfittare di te per la prossima uscita. E non mi fare brutti scherzi. Tu sai a cosa mi riferisco.
 

sabato 21 maggio 2011

Porgi l’altra guancia

C
i sono cascato. Avrei voluto rimanermene in silenzio per un po’, ma non ce l’ho fatta. In questi momenti scopro il fine terapeutico e la potenza emotiva che lo scrivere porta con sé. Meglio. Il silenzio di cui parlo ha una spiegazione che magari, quando mi sentirò, renderò nota anche qui. Per il momento mi basta tirare le somme sulla settimana appena trascorsa; iniziata all’insegna dello scontro e terminata allo stesso modo. Mi sto piano piano rendendo conto che a me, dell’utenza frega veramente poco. Chissenefrega se non hanno i certificati per iscriversi, se diventano assolutamente maleducati, inumani e persino razzisti verso chi sta da questa parte e lavora. Non mi frega nulla perché io, a stare lì, razzista lo diventerò eccome, verso quella parte di genere umano ( sia essa Italiana, Bengalese o altro..) che non ha nulla a che fare con la civiltà. L’assoluto menefreghismo nasce, come ho già avuto modo di dire, da un vento freddo che accarezza la mia anima, e che mi rende del tutto insensibile ad ogni cosa. Ieri è stata una giornata particolare: attendevo notizie da casa, e proprio mentre il mio cellulare mi segnalava l’arrivo di un messaggio io stavo beatamente litigando con il solito rompicoglioni che urla, non ti fa parlare perché è ignorante, trucido, frustrato, maledettamente umano. E mentre lui gridava io pensavo.. “Ma se tu sapessi cosa mi passa ora per la testa “… Forse se ne sarà accorto perché a fronte di quell’essere immondo che spaccava i timpani a tutti noi, io rispondevo con un quasi assordante silenzio. Non avevo alcuna voglia di litigare, avevo solo voglia di fare arrivare le 14. E chi pensa che io dimostri insensibilità e scarsa dedizione alla causa, prende un abbaglio. Ho sempre più bisogno di silenzio. Lo ripeto già da molto tempo; ma credo sia un silenzio che non per forza deve coincidere con la solitudine o qualche forma di eremitismo. Ma guarda un po’, c’è un aspetto davvero sorprendente in tutto questo; il tempo è volato, come sempre, fra litigi, responsabili che se ne fottono del tuo disagio, treni che sparano aria condizionata e puzzano di ogni forma di sudore. Viva il tempo che passa, allora. Di questa settimana ricorderò il primo caldo di stagione. Mi permetto di partire “molto leggero”, e di tornare meno sudato. “Enzo è una brava persona, non riesce a litigare con l’utenza”. Abbiamo un back office molto back e poco office; gli uffici sono aperti in alto, e alle orecchie dello sportello numero 8 arriva ogni genere di gossip. E che gossip. Sono una brava persona. Se lo dice il back-office, c’è da crederci.
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mercoledì 18 maggio 2011

Quella sporca ultima pratica

L
a maledizione dell’ultima pratica incombe sullo sportellista. Peccato che, chiudendo lo sportello alle 16, la pratica delle 14.30 potrebbe non essere l’ultima. Oggi è stato così, almeno per me. Sulla scrivania fanno bella mostra di sé quelle istruite, oltre ai biglietti che costituiscono prova provata della tua efficienza sul lavoro. Oggi ho avuto la sensazione di farmi il doppio del culo di altri giorni nonostante l’affluenza sia stata inferiore ed il personale in numero superiore al solito. Le deduzioni le lascio a voi. Parlo dell’ultima maledetta pratica, quella più incasinata che parte male e finisce peggio quando ormai gli occhi non ce la fanno più, quando guardi l’utente con aria assonnata e vorresti dirgli se fosse proprio il caso di arrivare a quell’ora. Tutto è frutto del caso, però. Quotidianamente scelgo il mio destino, decido se la mia giornata avrà una piega buona o pessima. Il “chiama ticket”. Strumento infernale con cui l’utente viene chiamato allo sportello, con il suo bel numero. E lì, capisci tutto. Oggi è stata una di quelle in cui tutto faceva presagire ad un turno favorevole; ogni giorno accumulo i numeri chiamati e ogni numero mi ricorda ciò che ho combinato. Non ho ancora dimenticato il famoso 70, di Lunedì. Quell’ultima maledetta pratica di oggi mi ha potentemente intimorito, reso fragile, timoroso. E solo perché…non lo posso dire. Il mio lavoro ti obbliga a stare per ore costretto a sopportare il fastidioso vociare del pubblico, un rumore che ti costringe ad urlare, a spiegare concetti sempre uguali, a dare indicazioni a macchinetta sempre con toni da stadio. Che palle. Dopo la maledetta ultima pratica di oggi, mi sono rintanato di corsa sul 17.20. Ci salgo che sono solo le 16.30: potrei camminare, prendere un po’ d’aria ed invece l’istinto mi porta in stazione e di corsa al binario. Fino alle 17 il vagone è tutto mio, chiudo gli occhi, mi accarezzo la barba e penso che me la terrò anche domani. Accendo il computer: ma chi me lo fa fare dopo quell’ultima maledetta pratica? Ed è il mal di testa che affiora in questo esatto momento in cui butto giù questi pensieri sconnessi. Silenzio, ho bisogno di tanto silenzio. Ed invece qui è pieno di gente che urla, parlando lingue differenti, italiano sgrammaticato, dialetti che sanno di antico. Li sto osservando, gli urlatori, li guardo e mi chiedo perché hanno così tanta voglia di parlare e di farsi rimbombare nelle orecchie le loro stupidaggini. E c’è pure quella seduta dietro di me che mi costringe a subire la corrente d’aria sul collo. Ora mi alzo e glielo dico……Ecco fatto, mi ha pure guardato male. Sintesi di una giornata tipo. Passo e chiudo.





lunedì 16 maggio 2011

Utente numero 70

A
ndiamo per gradi. Oggi al lavoro si è scatenato l’inferno; una marea umana in totale antitesi con i più comuni canoni dell’essere civile si è riversata ai nostri sportelli. Vuoi anche per una non proprio perfetta organizzazione e gestione delle presenze, ci siamo ritrovati a fronteggiare più di un centinaio di belve feroci. Ed ognuno di noi si interfaccia con l’utenza in modo in parte connaturato al proprio carattere, in parte attraverso atteggiamenti dettati dal luogo, dalla situazione, e dall’utente del caso. Mi è sembrato importante introdurre questa premessa alla luce di quanto avrei voluto scrivere oggi. In modo particolare avrei parlato del mio stato d’animo attuale, una situazione emotiva che porto avanti da qualche tempo. La sensazione è quella di non avere sensazioni. Un’anima ibrida, io la definisco. Né particolarmente triste, né euforico, assolutamente non polemico, senza alcun senso di rabbia, di rancore. Nessun rimuginamento particolare, nessuna lamentela. Credo che questa sia la sensazione. E di fatto, avrei parlato di questo sperando poi mi si fosse presentata l’occasione per averne conferma. Ebbene, oggi l’ho avuta. Quale situazione migliore per testare la propria freddezza, le proprie capacità di autocontrollo, di una continua, incessante, fastidiosa provocazione da parte di qualcuno? Quel qualcuno oggi ha assunto le sembianze di una persona di cui non sto a parlare perché non lo merita. Come lei, avrebbe potuto essere un’altra, quel che conta è che senza che lei lo sapesse, mi stava facendo un favore. Con le sue continue lamentele, i suoi velati insulti, le allusioni qualunquiste al popolo dei dipendenti pubblici fancazzisti ho messo alla prova il mio istinto. E ho incredibilmente capito una cosa. Non ho carattere, questo è anche probabile. La mia diretta responsabile è intervenuta in mia difesa senza che lo chiedessi ma così mi sono sentito anche un po’ un “senza palle”. Devo fare un inciso : io sono ancora in periodo di prova per cui in parte le mie reazioni sono volutamente “misurate”. Ciò nonostante, la persona in questione non si è affatto calmata e a quel punto io mi sono fatto ancor più gentile. Roba da matti vero? Forse perché penso che in questo modo certi esemplari finiscono con il placare i propri bollenti spiriti. Ed è stato così. Si può reagire alle provocazioni con il silenzio e persino in modo educato? Ci sono riuscito. Ora, giudicate voi se questo è un segno di coglionaggine, di mancanza di carattere o se invece tutto questo dipende dal fatto che mi sento un’anima ibrida. Non avere reazioni nemmeno in questi frangenti è sintomatico di una situazione interiore più che tranquilla direi.. fredda. Rieccomi qui, sui sedili blu della prima declassata. Mamma che lunedì. Ah, utente numero 70: una cosa però me la concederai vero? “Ma vaffanculo”!!!!!
 
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domenica 15 maggio 2011

Pensieri della Domenica

S
vegliarsi con la pioggia che scende e sapere di non dover rischiare un trauma cranico sbattendo ad occhi chiusi contro la porta del bagno, non ha prezzo. Oggi, Domenica, mi è stato concesso questo privilegio ma come sempre, non ho saputo approfittarne. Non ho concluso nulla durante questa settimana a parte il solito compitino allo sportello. Sapevo che avrei avuto a disposizione un buon quantitativo di ore per recuperare la stanchezza a partire dal Sabato sera. Naturalmente pagando un bel dazio, ovvero standomene a in panciolle, navigando per poi cedere ai sogni. Non entro nel merito di considerazioni ( le solite, stanche e ripetitive ) sulla qualità della vita, ma mi limito a ribadire uno stato di fatto. Ecco, questa mattina ho aperto nuovamente gli occhi alle 6.30 e ho provato a girarmi dall’altra parte. C’erano tutte le condizioni per un sonno prolungato: ad un certo punto la pioggia ha cominciato a scendere più intensamente. Niente da fare, io alle 8.30 stavo in verticale. Ma cosa avrò ben da fare? Un buon cinquanta per cento del tempo se ne va nel fare pulizia ed ordine. Vivere in famiglia ti impone il rispetto di regole: prima fra tutte, fare in modo che lo spazio vivibile sia il più possibile respirabile e gestibile. Mi viene in aiuto in questo senso la mia maniacale propensione all’ordine. Essa raggiunge picchi di cui non vado fiero quando mi condiziona a tal punto per cui, se so di non avere ogni cosa ( abiti e cianfrusaglie varie ) al proprio posto non mi sento tranquillo. Ieri pomeriggio sono arrivato da Torino alle 14.30 e dritto dritto me ne sono andato in palestra. Alle 17.30 circa tornavo a casa. Avrei potuto sbattere tutto per aria, fiondarmi sul divano, riposare e magari uscire anche la sera. Non ci riesco. E allora che me la prendo a fare? Sono mentalmente proiettato verso il ponte del 2 Giugno quando finalmente potrò scappare via da qui. Non sono mai stato in un centro benessere, e nemmeno in Trentino. Quindi ho colto due piccioni con una fava e mi sono concesso questo breve viaggio. Si vive anche così, giorno dopo giorno ma, qualche piccola aspettativa di tanto in tanto non guasta. L’esordio in bicicletta c’è stato ma al momento mi posso accontentare di immaginare e immaginarmi solitario e rilassato, pedalare tra i campi. A volte vorrei saltare da quel finestrino che con cinismo esagerato mi fa scorrere davanti agli occhi panorami di cui ancora non riesco a godere appieno. Quanto mi piace Maggio, quanto mi piace. E ieri dopo tanto tempo non ho neppure potuto godere della vista privilegiata che offre la prima declassata. Vabbè, avrò altre mille occasioni. Buona Domenica.

sabato 14 maggio 2011

Dopo il panico, si riprende.

I
o non credo alle apparenze, alle strane circostanze si. Mi vedete in questa nuova veste grafica ed è piuttosto evidente che io non abbia badato al lato estetico. Ho optato per un vecchio modello di Blogger, e ho “spogliato” il blog di un po’ di cianfrusaglie ( vedi widget totalmente inutili ). L’ho un po’ alleggerito, ho badato all’essenziale. Quale strana circostanza mi ha portato a fare una simile rivoluzione? Tutti noi blogger abbiamo avuto a che fare con momenti di panico e attimi di totale smarrimento; è accaduto circa un paio di giorni fa. Torno un attimo indietro: da qualche tempo stavo valutando l’opportunità di chiuderlo, questo blog. Chi mi legge ne conosce le ragioni, e non sto certo qui ad appesantire l’articolo, ricordandole. E mi era pure balenata l’idea di dare una ventata di novità, partendo magari dall’apparenza. Poi, il panico, la paura, il terrore. Lo so, aggettivi spropositati e per nulla aderenti al problema, ma voglio conoscere chi è quel blogger che di fronte a quanto è accaduto in questi giorni non si è spaventato, e incazzato. Il sottoscritto non è stato da meno, ed il solo sospetto di aver perso tutto ciò che fino a quel momento avevo pubblicato mi ha illuminato. Io a questo blog ci tengo, eccome se ci tengo! E allora, via, ho approfittato di questa strana circostanza per apportare qualche piccola innovazione. Spero davvero che tutti i miei “colleghi” blogger abbiano risolto i loro problemi, che tutti più o meno abbiano avuto la fortuna di non perdere nulla dei propri scritti. Siamo in rete, a volte nella rete ci cadiamo e finiamo per essere vittime di un sistema che sembra possa spaccare il mondo ed invece è assai fragile. Abbiamo tante cose da dire, altrettante da scrivere, il blog è il nostro modo di comunicare. Non toglietecelo. Passata la paura, torno a pubblicare qualcosa. E’ terminata una settimana “lunga” che prevedeva un inutile ed incomprensibile Sabato lavorativo in concomitanza con le elezioni amministrative al Comune di Torino. Mi sono pienamente reso conto di quanto sia stato utile, sin da Lunedì, vivere tutto con la consapevolezza che nulla si poteva fare per evitarlo. E alla fine il tempo l’ho sfidato e vinto, concedendomi persino un paio d’ore di sana attività fisica. Non ho molte cose da dire, ho solo voglia di ribadire il mio affetto per questo blog, per voi lettori e per questo straordinario mezzo di comunicazione e di unione. Possiamo continuare la nostra avventura, riempire questi fogli di ciò che ci pare. Buona continuazione.

martedì 10 maggio 2011

Luce ed aria

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on riesco a rimanere sveglio oltre le ventidue. Questa settimana tutto fila abbastanza liscio nel senso che, potendo uscire una mezz’ora prima godo di un’ora di libertà in più. Farei forse meglio a sfruttarla rimanendo a Torino, girando per le vie del centro, godendo di luce ed aria. Ed invece salgo sul treno perché comunque a casa qualcosa da fare c’è sempre. Oggi la mia responsabile mi ha chiesto se volevo fare un po’ di straordinario durante il weekend delle elezioni Amministrative. Pensavo sinceramente che scherzasse ma non ci ho badato più di tanto. “ Ma si tanto che hai da fare Domenica”….”Dormire, ad esempio”, ho risposto io”. Mentivo sapendo di mentire perché se c’è una cosa che non riesco a fare sono quelle tirate del tipo che mi sveglio a mezzogiorno. Ma magari vorrei andare a farmi una salutare pedalata in campagna, chiedo troppo? In realtà io, standomene a casa faccio un favore al 70 per cento dei miei colleghi di servizio che arrivano quasi alle mani per approfittare del monte ore di straordinario. E allora….. Chissenefrega dello straordinario. Capisco perfettamente le esigenze di chi ha famiglia, di chi ha il mutuo. Non è che arrivino poi chissà quali vantaggi economici, ma qualcosa in più a fine mese fa sempre comodo. Io , per ora, mi tiro fuori e lascio un posto libero a tavola. Accapigliatevi pure. Io ho molto bisogno di aria e luce, anche solo di sapere che posso girarmi dall’altra parte quando i miei occhi puntualmente, si aprono e fissano le luci rosse del display che segnano le 5 e 20. Maggio è un mese fantastico, e se solo potessi, mi farei un’ora di pedalata ogni giorno per ammirare i colori della campagna. L’edificio dove lavoro è un ex manicomio e mica per caso sono finito lì. Dentro l’aria è pressochè irrespirabile data la continua affluenza di pubblico e la totale assenza di un ricambio se non attraverso una piccola porta che puntualmente viene chiusa da chi soffre di mal di schiena e non sopporta le correnti. Ho un impellente bisogno di aria e luce. Quando esco di casa alle 6 mi sento già prepotentemente pronto ad affrontare la giornata e sapete di chi è la colpa? Della luce! Avete notato quanto è già chiaro il cielo a quell’ora?? Un po’ rimpiango quelle alzate con il buio: era come se ti fossi portato il letto in treno. Ogni stagione i suoi vantaggi: luce uguale a carica, adrenalina. Sono uscito dal letargo, ora ne sono certo. Luce ed aria, ne ho bisogno come il pane.

 
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lunedì 9 maggio 2011

Lamentino

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opo “testa di lampadina”, mi fregio di un nuovo soprannome: “lamentino”. Io mi chiedo come la testa pelata costituisca ancora oggetto di battute. Credo che il numero delle persone calve sia in grande aumento tanto che la testa rasata finisce per far moda. Il fatto è che io ho un’età: chissenefrega se sono calvo o meno, anzi devo dire che ne vado pure orgoglioso. Quando hai pochi peli in testa è molto meglio togliere il toglibile. Ne ho fatto una malattia quando ho cominciato a perderli, i miei capelli; allora però avevo solo 24 anni e a quell’età le battutine fanno male, ci si fanno problemi davvero importanti. Il lungimirante dermatologo cui mi rivolsi disse con un tono rassegnato: “ Le speranze sono poche, ma quando avrai la mia età ( 40 ndr ) non ci farai caso." Aveva ragione. Per alcuni però, vedere una persona senza capelli è come vedere un alieno. E allora la battutina si spreca. Molto meglio invece sentirmi appellato come “lamentino”. Il mio lavoro non consiste solo nell’istruire in fase di accoglimento, pratiche di residenza. Talvolta devo anche capire a che punto esse si trovino; ne consegue che mi ritrovo spesso ad entrare in un ufficio pieno di faldoni alla ricerca di fogli e fogli. Non appena varco la porta e intravedo la collega addetta, lancio un sospiro. Poi, mentre cerco, mi lascio andare in commenti su come si sta svolgendo la giornata. Rientro in quell’ufficio al termine della giornata per depositare le pratiche istruite e nuovamente, parte il sospiro. A questo punto, tra un’entrata e l’altra capita di fermarmi per una breve chiacchierata ed è tutto un mix di uffa, che stress, accompagnati da sonori lamenti. Mi diverte questa cosa perché sono proprio così. Mi piace affrontare la giornata lavorativa andandole incontro, buttandomici a capofitto; sapendo di dare e dare mi sento pure autorizzato a qualche momento di lamentela. E così nasce “lamentino”, l’uomo che ne ha sempre una, che si duole dell’utente rompiballe alle otto e un quarto e di quello dell’ultimo numero chiamato. Ma “lamentino” è anche il solito servizievole, preposto alle cortesie, persino verso quelli che sa non essere al centro delle sue simpatie. Beh, dimenticavo che uno dei soprannomi di cui non vado orgoglioso è proprio “dottor Rana”. Tutto nasce dal fatto che non sono dottore ( laureato ) ed il signor Rana, maestro della pasta non è nemmeno mio lontano parente. Ho l’aria del dottorino? Non lo so, ma spesso fatico a far presente che la mia apparenza tradisce molto una semplicità ed una sensibilità che evidentemente maschero bene. Non mi piace passare per il precisino, con l’aria da maestro. Ah, “hai l’aria del capetto”. Pure questo mi sono sentito dire. Vada per lamentino, è il più vero di tutti.

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domenica 8 maggio 2011

Outlet time

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rascorrere la domenica pomeriggio all’Outlet non è il massimo della vita, ne sono consapevole. Portarsi dietro una donna ( mia sorella ndr ) potrebbe risultare altamente controproducente. Strano a dirsi ma non era lei ad avere mire particolari, ma io. Non disdegno di tanto in tanto comprarmi qualcosa ma, a differenza di lei sono tremendamente deciso: so di cui ho bisogno, cosa mi piace e cosa no, dunque vado dritto al punto. Ma il rischio è pur sempre grande ed ho temuto il peggio quando lei, mia sorella, ha cominciato a rendersi conto che non aveva senso stare lì senza spendere nulla. E ha cominciato a fare file ai camerini in cerca di qualcosa. Io: avevo bisogno di poco e poco mi è bastato per trovarlo. Così, ho cominciato a perdere il mio tempo (in attesa che mia sorella smaltisse le code), osservando e studiando il popolo degli outlet. Ma che piacevole mescolanza di generi! La coppia. Questa è la specie che più mi diverte: ne ho viste di diverse fattezze, le più comuni sono costituite da lei, grassa, debordante e sfumazzante lui, meno della metà di lei, secco secco e con tutte le borse in mano. Lui tamarro, lui e lei con passeggini e poveri bambini costretti a fare da sacco della spesa al pari degli altri con tanto di marchio impresso. Ad un certo punto ho intravisto una signora che ha approfittato del passeggino per caricarci la merce. E la bimba? Lui e lei con cani al seguito. Tantissimi cani, povere bestie. I parchi, signori! I parchi!!!! Ho visto un gigantesco Labrador costretto a fare contorsioni mai viste tra i banconi della merce in esposizione. L’outlet è tutto un bluff. Non è vero che la roba costa meno, si ha la sensazione di trovare tutto in un unico luogo. E a volte questo torna comodo. Ho la settimana impegnata, e di girare per negozi in centro non mi va: qui, poi, sono cari e il personale ha la puzzetta sotto il naso. Non credo tornerò ancora. Almeno per un po’. La spesa in capi d’abbigliamento ha un sapore dolce amaro; mi piace avere un’immagine curata, sportiva, insomma ci tengo a tenermi. Ma poi penso che in fondo il mio non è altro che un guardaroba destinato ad essere utilizzato quasi esclusivamente sul lavoro dove, credetemi, tutta questa esigenza non c’è. Ma il pantalone, la scarpa, o qualsiasi oggetto io acquisti non è mai qualcosa di necessario. Beh, torniamo al discorso dell’acquisto compensativo. Se anche questo vale a farmi stare meglio però, ben venga il pomeriggio all’outlet. Ah, anche in questa occasione, per non venire meno alle abitudini , sono salito sul trenino che ti porta direttamente al centro per evitare di perdere ore a trovare parcheggio. E domani, altro treno, altra corsa.
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sabato 7 maggio 2011

Un nuovo punto di vista

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irca duecentoquaranta giorni. Tanto è durata l’attesa prima di poter nuovamente inforcare la bici. Nel frattempo è successo di tutto e per una volta posso dire che questi mesi non sono trascorsi invano. Rossa, anzi granata. Questo è il colore della nuova compagna di viaggio che se Dio vorrà mi accompagnerà nelle mie scorribande per la campagna circostante. Ero un po’ emozionato scendendo la rampa del garage; emozionato e curioso perché lei, è più alta dell’altra nel senso che il telaio è di una misura superiore. Il primo viaggio ha sempre un sapore particolare. Non avevo una meta precisa ma un obiettivo, quello si ed era di non affaticare troppo le gambe, di non chiedere subito la luna ad un corpo che di questi tempi è per forza o per necessità abituato a muoversi. Oggi mi sono imposto uno strano straordinario: mattina in palestra per due ore di pesi e pomeriggio in bici. Tempi che detta il tempo, ma che a volte possono tornare utili e preziosi. Ed in effetti mi sono reso conto che i problemi stanno tutti nella mia testa, che si può fare se si ha la calma e l’approccio giusto verso ogni cosa. Del resto si tratta di cose piacevoli, mica di lavoro. Dicevo che non mi sono posto una meta; pensate che sono partito imboccando una strada provinciale convinto di raggiungere una località che non avrei mai potuto “toccare” ( me ne sono reso conto dopo 10 chilometri ) facendo quel tragitto. La bici? Sicuramente tutta un’altra cosa: il telaio più alto, le ruote più grandi e una velocità in più ( 24 ) mi dicono che ci sarà da divertirsi. La forcella anteriore ammortizzata e bloccabile all’occorrenza mi tornerà comoda sulle brevi salite. Ricordo che lo scorso anno dedicai un articolo al mio primo giorno di bicicletta ed era ( se non erro ) il 6 di Giugno, comunque la prima domenica di quel mese. Ho decisamente anticipato i tempi, e non solo grazie alle condizioni climatiche favorevoli. Non so di quante occasioni e di quanto tempo potrò disporre a tutti gli effetti per le mie uscite per cui, meglio “mettere le mani ( in questo caso i piedi ) avanti”. Maggio è un mese in cui la campagna sfodera il meglio in termini di colori. Non ho portato dietro con me la digitale per immortalare i primi “rossi” degli smisurati campi di papaveri. Ma l’emozione è sempre grande per un semplice motivo: è il punto di vista che ti regala sensazioni diverse a seconda di dove è posizionato. Il mio, quello del ciclista è uno dei più privilegiati. Penso che, pur ripetendo molti dei soliti tragitti, scoprirò cose nuove semplicemente perché ne ho la voglia. Due ore di pedalata per trenta chilometri non mi dispiacciono, soprattutto perché le gambe sembra abbiano ancora voglia di dare. Mi aspettano quattro mesi di cammino, del tutto parallelo ad una vita che sta succhiando il succhiabile. Passeggio volentieri su questa sorta di binario perché qui vivo e qui godo di un mondo di luci e colori, un nuovo punto di vista.


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venerdì 6 maggio 2011

Zero a zero

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li appassionati di calcio lo sanno bene. Quante partite sonnacchiose, destinate a terminare con il più scialbo dei risultati vengono risolte dal solito colpo del fuoriclasse. Il lampo che squarcia il buio e trasforma un incontro noioso in qualcosa da ricordare. E generalmente, siccome nel calcio conta vincere, quel tocco da maestro è sufficiente per far dimenticare tutto il resto. Il mio blog è un incontro sonnacchioso e scialbo che più passa il tempo più ti accorgi è destinato a terminare con un nulla di fatto. Ho provato a darlo io il colpo da maestro. So che da domani inizierà la mia avventura sui pedali o almeno ci proverò e parlare di questo è un tentativo per rianimare un malato cronico. Probabilmente avrei dovuto scriverlo domani, questo articolo, perché sicuramente avrei avuto di che parlare. Oggi mi è venuto così di riempire questo foglio, semplicemente perché mi è sovvenuta la metafora della partita da zero a zero. C’è stato un commento ad un mio articolo precedente che mi ha fatto riflettere. Di solito io giro molto intorno ai temi e agli argomenti e amo coloro che non fanno la stessa cosa nei miei confronti. Un commento, come la parola di un amico deve essere sincero si, ma anche crudo, se è il caso. Insomma, mi piacciono le persone dirette anche quando ti mettono di fronte ad una verità che tu fai di tutto per nascondere. E la verità è cruda: il blog, questo blog nasce come valvola di sfogo. Uno sfogo ad una assenza pressochè costante di occasioni e stimoli a vivere la vita, quella reale. Per cui mi fa male ma anche piacere sentirmi dire che non è poi così un grande problema se scrivo o no, perché non muore nessuno se non lo faccio. Purtroppo mi tocca ammettere che il fatto di non scrivere ci può anche stare; meno invece il fatto di poter occupare lo stesso tempo dandomi alla vita. Ma quale? Ecco, lo sapevo. E’ trascorsa quasi una settimana dal mio ultimo articolo. Nulla è accaduto nel frattempo e a poco è valso il tentativo di rianimare il paziente. Se per la prima volta, da quando ho aperto il blog, sono passati più di tre giorni tra un articolo e l’altro, una ragione ci sarà. Sarà anche sullo zero a zero questa partita, ma il genio è rimasto in panchina. Io lo chiamo azzeramento emotivo. Si fa presto a dire: “vivi la vita”. Non mi manca il blog, non ho necessità di scrivere e non me ne faccio un cruccio, vorrei precisarlo. Stasera ho provato l’effetto che fa ritornare a farlo e scoprire che mi prendo ancora una pausa. Mah, strana cosa…
 
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lunedì 2 maggio 2011

Buonanotte blog

L
a settimana lavorativa si è aperta con una piacevole notizia: fino a Giovedì il nostro turno terminerà alle 15.15 anziché alle 16. La prossima settimana invece la giornata si chiuderà mezz’ora prima nel normale, dunque alle 15.30. Festeggio. Riuscirò ad essere a casa, seppur solo per un breve lasso di tempo, alle 17.30. Un’ora di libertà in più, un evento da festeggiare. Macchè, tutto questo anticipare verrà naturalmente pagato con un Sabato lavorativo per il giorno delle elezioni Amministrative; ma va bene così, seppur per poco, proverò l’ebbrezza del 16.20. Da tempo sto organizzando in modo forse eccessivamente metodico le mie abitudini “ferroviarie”. Cerco di alternare l’uso del computer alla lettura e alla musica, e quando è il turno del pc mi adopero per non perdere i contatti che ho accumulato attraverso Facebook, oltre ovviamente alle amicizie epistolari. Non mi è invece consentito tenere conversazioni in chat a causa del segnale Internet piuttosto ballerino lungo la tratta Torino-Alessandria. Oggi è il turno del computer. Tra poco scrivero’ una lettera ad un amico ma prima, eccomi qui. Io non so se il blog finisce con il diventare una droga, ma meno ho da scrivere, meno mi sento predisposto o stimolato, più mi ci butto dentro. Anche oggi ho aperto il foglio di word e ho cominciato a scrivere. Ma non ho veramente nulla da dire, mi sento molto arido in termini di argomentazioni da sciorinare. Come ho già detto mi sto annoiando e la causa sono io. Non ho più strade contorte da percorrere per sviluppare gli argomenti, probabile che li abbia esauriti tutti. Ancor più probabile è che se parto per parlare di qualcosa perdo poi la strada, finisco per contorcermi su me stesso facendo sforzi inenarrabili senza produrre nulla. Alla fine di ogni articolo mi dico: “ Ma basta, ma perché ti ostini ?” . Sono lontano da questo blog, ci ho provato a mantenerlo vivo ma non mi piace più. L’impulso a scrivere qualcosa c’è sempre ma manca a tutti gli effetti lo stimolo, quella situazione, quel pensiero, quell’occasione che ti fa dire: “ Non vedo l’ora di poterne scrivere qualcosa.” Sentirsi svuotati dentro: non è una sensazione nuova, anzi. Si tratta di vere proprie fasi in cui è come se il mio cervello ( la sfera emotiva ndr ) andasse in stand-by. Preciso che quando, in un tempo neanche troppo lontano, mi chiedevo se fosse possibile indurre uno stato del genere al fine di frenare le emozioni, facevo molta fatica ad ottenere il risultato sperato. Ed ora tutto viene naturale. Sto bene in questo non-sentire nulla, non avere un minimo cavolo da dire, non piegarmi su me stesso con dissertazioni. E dire che ci sono cose che mi fanno arrabbiare, e molto. C’è ancora troppa acqua sul fuoco che brucia dentro. Questo blog si sta addormentando. Buona notte, blog.
 
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domenica 1 maggio 2011

Delle due l’una

S

to cercando di trovare una dritta per poter dedicare il massimo del tempo libero allo sport. Non chiedo altro; so bene di non avere grandi alternative alla mia vita piatta, fatta eccezione ovviamente per la settimana lavorativa. Sono giunto alla conclusione per cui il Sabato sarà il giorno della fatica, quella che porta benefici e non incazzature. Non sono vecchio, ho ancora un bel po’ di energia da vendere per cui, farò così: mezza giornata a fare pesi ed un’altra mezza sui pedali. Tanto poi arriva la Domenica e finalmente, proverò l’ebbrezza di dormire fino magari alle 10. Mi scervello per riempire gli spazi vuoti senza neppur considerare l’ipotesi che ciò avvenga attraverso una qualche forma di relazione umana e sociale. Parto dal presupposto che è questa la mia valvola di sfogo. Ieri il mio dubbio è stato: “ Qualcosa deve cambiare, sul lavoro oppure nella vita privata”. Ho decisamente più chances che ciò avvenga nella prima delle ipotesi. Il 20 Giugno è una data fatidica, quella che ( i segni scaramantici si sprecano ) dovrebbe definitivamente regalarmi la certezza del posto di lavoro. Non ho alcun dubbio che quanto appreso in questi sei mesi, avrà un senso compiuto. Rallentare i ritmi, fare ostruzionismo, giocare con la possibilità di avere il sedere parato. Ho diversi mezzi a mia disposizione affinchè ciò avvenga, ragion per cui sono tranquillo. Nulla invece è destinato a cambiare nella seconda ipotesi, se non attraverso una scelta drastica. E’ di fatto solo una questione di tempo; sto precorrendo troppo i tempi, ne sono consapevole. Da quando ho iniziato a lavorare a Torino, non ho avuto un benchè minimo frangente, attimo, di vera serenità, di compiacimento per ciò che è accaduto. Io non sono capace di essere felice, sono un perenne lamentoso, sbuffo, sospiro, contesto, rimpiango, rimugino. Sono un essere davvero insopportabile. E gli altri se ne sono accorti; i più pazienti, gli amici veri, sono ancora lì, seppur sfiancati, ad ascoltarmi. Probabilmente quando io stesso avrò le palle piene di me sarà allora che uscirò dal guscio. Una cara amica lettrice, attraverso un suo commento mi ha riconosciuto di avere ancora un bel fuoco acceso dentro. Perché lamentarsi, ribellarsi, cercare di porre soluzioni è sintomo di vitalità e non di depressione o apatia. Giusto, giustissimo direi. Tempo fa in un articolo raccontavo la mia sensazione di uccellino svolazzante all’interno di una gabbia; le ali sbattevano forte senza mai che questo mi permettesse di volare. La porta improvvisamente si è aperta, e ho cominciato a volare. Ma come un piccolo che ancora deve fare le proprie esperienze, volo molto basso, rasente terra. Le mie riflessioni sono terribilmente ripetitive, e tali saranno ancora. In questo senso un articolo, il blog stesso, mi gioca contro e non rende giustizia. Ma continuo a scrivere, anche se è già Domenica sera e domani un’altra avventura mi attende.
 

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