giovedì 24 marzo 2011

Oltre le sbarre

C
redo di non avere idee. Spesso ciò è un ottimo segnale di mente sgombra, persino svogliata. Il che è un ulteriore ottimo presupposto per far divertire i neuroni. Poverini, sempre lì, condannati a lavori forzati a volte senza alcun costrutto o fine preciso. Li lasciamo un po’ liberi di giocare allora? Questa è la situazione tipica che si vive alla fine di una giornata in fondo positiva, fatta di niente, del solito, della routine di un qualsiasi Giovedì. Se poco accade poco arriva ai miei neuroni e devo dire che ultimamente a parte le solite problematiche non riesco ad affrontare discorsi seri su concetti importanti. Non è obbligatorio farlo, a volte questo diario andrebbe “sfoltito” delle ragnatele che lo infestano. Aprire le finestre, fare una bella pulizia e dare un tocco di novità. Io di queste ragnatele sono però prigioniero e scegliendo questo mezzo per comunicare ho finito per renderlo una prigione da cui difficilmente riuscirò ad evadere. Il mio blog, la mia prigione. Non mi voglio rivoltare, più volte ho temuto la solita crisi di rigetto e so che sarei in grado di superarla brillantemente. Vorrei però non tanto alleggerire me quanto lui, il blog. Non ci riesco, non riesco a parlare del sole che va e viene, delle mezze stagioni che non ci sono più. E mi chiedo il perché sono qui a scrivere quando potrei mettere il pc in valigetta e farmi una bella dormita. Ok, ora stacco tutto, “straccio” il foglio e chi si è visto si è visto. In fondo, stare qui dopo 8 ore di terminale e gente incazzusa provoca ulteriore stress. E’ da folli. Più continuo a scrivere più mi rendo conto che non era il caso. E se avessi davvero esaurito gli argomenti? E se da Luglio a questa parte avessi sciorinato tutto lo sciorinabile? Paura di aver capito tutto e vissuto tutto nella vita da non aver più nulla da dire? Stanchezza accumulata, dai. Ma perché rendere tutto pubblico ed erudire la piazza della mia mente ormai davvero stanca? Ieri, dopo il viaggio di ritorno ho inforcato la macchina e nei cinque minuti che separano la stazione a casa mia sono riuscito ad adirarmi a tal punto con un’automobilista da rischiare un litigio furibondo. Ma perché? Vorrei capirlo anch’io. E’ davvero tutto qui? Ahi ahi, caro tempo tiranno e traditore, ti ho sempre difeso e accolto a braccia aperte anche quando, tutto mi era contro. E adesso che fai? Sul più bello mi costringi ad odiarti? Tempo che manca, tempo che stringe, tempo che faticosamente afferro e vivo. Adesso qualcuno mi dica quale strana ragione mi porta a dover rendere tutta questa assoluta confusione di idee, pubblica. Oggi, avrei potuto parlare di tante cose di una leggerezza infinita, ed invece… I neuroni? Non avevo detto all’inizio del post che avrebbero dovuto divertirsi? Non sono capace di vivermi il presente. A questo punto temo di avere ben chiaro un intento, per tagliare le sbarre di questo blog ed evadere. Alla prossima.
 
sbarre

2 commenti:

  1. Il blog non dev'essere una prigione, se così la vivi, non tagliare le sbarre ma apri con la chiavi che tieni in tasca.

    Vivi il blog come un pungiball da sfogo o come una limonata rilassante. O ancora come una corsetta tonificante.

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  2. Hai ragione. E perchè sia così è necessario che non diventi un'arma a doppio taglio. Non ne posso fare a meno, ma ne devo solo e sempre trarre beneficio. Un abbraccio.

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