giovedì 24 febbraio 2011

Effetto domino

M
orfeo mi ha placidamente traghettato verso acque calme. La notte ha spazzato via ( seppur non totalmente ) la tempesta emotiva di ieri pomeriggio. Può un errore, innescare un così travolgente vortice di paura? E la paura di ciò che da esso può derivare è in grado davvero di generare il crollo delle certezze acquisite, quel briciolo di autostima conquistata fino a quel momento? Tutto ciò è possibile se il soggetto a cui si fa riferimento si chiama Enzo. Mi chiedo se e quanto mi piaccia auto-fustigarmi, darmi del deficiente, immaginare scenari apocalittici. Tutto, per uno sbaglio. Le mie emozioni seguono sempre un percorso, tutte insieme. Avete presente il domino? Ecco. Date la spinta alla prima pedina e tutte le altre, irrimediabilmente cadranno. Io sono così. Torna dunque d’attualità il tema dell’incapacità a trattenere ( o almeno a regolare ) il circolo emotivo all’interno del mio povero emisfero sinistro. Ore e ore di straordinario non retribuite, turni di lavoro massacranti mentre di là, dall’altra parte la ragione spesso beatamente in panciolle si gira i pollici. Che poi io, non ho vergogna ad esternare le mie debolezze con gli altri. Dico, quasi con vanto ciò che provo; con il rischio che ne derivi la solita immagine del maturo 42 enne privo totalmente di attributi. Oggi, ho ricevuto qualche rassicurazione ma sentivo il bisogno di comunicare quanto a cuore io mi prenda certe responsabilità. Voci e qualche battuta ascoltate qua e là mi hanno innescato il sospetto che quello che io ho riferito in privato a chi dovevo, sia stato poi diffuso a larga banda. Continuo però a non preoccuparmene, magari anche a vantarmene. Non so quanto vale al giorno d’oggi essere sensibili e non nascondere le proprie emozioni. Lo stereotipo dell’uomo maturo dovrebbe essere un altro, almeno secondo stupide convinzioni di massa. Ma in un ambiente quale è quello del lavoro non ti scegli le persone che ti circondano. E devi essere fortunato se quelle persone non rientrano nella categoria dei soliti qualunquisti dal luogo comune facile. Insomma, il nocciolo della questione è poi sempre lo stesso: farmi del male. E questo non va affatto bene. Passi allora l’impegno, il senso di responsabilità, la dedizione stoica; passi anche la disponibilità, la solidarietà. Ma ad un certo punto quel “domino” deve essere interrotto. Questa bilancia ragione-emozione continua a pendere troppo dalla solita parte. So che sono argomenti che sciorino con frequenza ed in modo pedissequo; e so che, se sono qui a parlarne, non ho ancora trovato una dritta. E probabilmente non la troverò ma spesso mi basta stare qui, a far scivolare tutto in parole, frasi, articoli per sentirmi meglio. Ma la realtà è la realtà, provo nuovamente a dire: “Devo fare qualcosa".




3 commenti:

  1. Alla fine, la bilancia deve pendere dove ti senti che penda, senza farti troppi problemi.

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  2. Il problema sta lì, caro Paolo. No so se alla fine ciò che sento è cioche realmente voglio. Lasciarsi andare è importante. Se rompi gli argini però....

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  3. Allora, se è quello che vuoi veramente, il discorso cambia.

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