domenica 14 novembre 2010

Il cinghiale della pubblicità

L
e uggiose serate Novembrine invogliano a godere del calore domestico. E’ Sabato però, quello del turno buono: chi farei anche a meno di vedere, può permettersi di uscire e allora, vada per la cena. Da tempo volevo rannicchiarmi all’interno di una di quelle trattorie tipiche, dal sapore familiare fatto di semplicità tanto negli arredi, quanto nelle cibarie. Se non è pizzeria, che sia trattoria: qui io mi trovo perfettamente a mio agio. Come sempre accade ogni volta che esco e mi reco in un locale, mi guardo intorno e osservo, faccio considerazioni e riflessioni di brevissima durata. Devo comunque riempire i silenzi dei miei compagni di tavola. Ci si siede, e già l’ immenso piacere che si prova,a pancia vuota, nell’appoggiare il tovagliolo sulle gambe è frustrato dal forte sbadiglio di uno dei commensali; so già come si evolverà la serata. Di fronte al sottoscritto, una piccola lavagnetta appesa alla parete annuncia che avremo un’ottima scelta tra primi e secondi ed io opto per qualcosa di non facilmente digeribile: tortellini gratinati e lonza con polenta. Il tutto annaffiato da un ottimo Barbera della casa. Fino al dolce la cena scorre via rapidamente, un po’ per l’eccessiva celerità del servizio, un po’ perché, non avendo un bel nulla da dire, mangio e bevo senza soluzione di continuità. La domanda nasce spontanea: “ Rimanere a casa, no?” Colpa dell’istinto di sopravvivenza che muove nei momenti in cui, fisiologicamente senti il bisogno di entrare in contatto con il mondo, autoconvincendoti di avere una vita sociale e di saper coltivare relazioni umane. Ed ogni volta sai e ti rendi conto che non è così. Chiederti il perché di tutto e risalire alla fonte del problema sono attività che non riescono più a penetrare nelle maglie di una lucidità acquisita a fatica. Abbandonata ogni velleità di sopravvivere alla notte, provo a gettarmi sul letto; ricevo la visita del simpatico cinghiale della pubblicità il quale mi ricorda di aver esagerato con il vino e con la lonza. Probabilmente farò fatica a prendere sonno e avrò una intensa attività onirica…….omissis…… Niente di tutto ciò, la notte è trascorsa serena e, nessun incontro onirico con il cinghiale della pubblicità. Sono ormai secoli che recrimino sull’ennesima occasione persa, e la rassegnazione o meglio, l’accettazione consapevole della realtà finiscono per farmi star bene. Si riparte. Non è una cena a cambiare la vita.





1 commento:

  1. Che palla le cene in cui tocca andare, io ormai da tempo ho rinunciato a far finta di andare col corpo, anche se la mente va altrove. O vado con corpo e mente, oppure quando è più forte di me, non mi muovo né col corpo né tantomeno con la mente, optando per pizzare a casa :-D

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