mercoledì 17 novembre 2010

Costi e benefìci

N
on avrei mai potuto fare il ragioniere. Un po’ perché i numeri e i calcoli in generale non mi sono mai piaciuti poi in secondo luogo, avrei probabilmente mandato in rovina la mia attività o quella di qualcun altro. Solitamente infatti, quando si tratta di esaminare a fondo una nuova situazione che mi si presenta tendo a fare esclusivamente l’analisi dei costi, tralasciando sistematicamente i ricavi. Non si tratta di pura dimenticanza, direi piuttosto che siamo in presenza, come al solito, di puro masochismo. Supponiamo che per ricavi si intendano i vantaggi esclusivamente materiali ( denaro, viaggi, benessere economico) e per costi le piaghe emotive (distacchi, rinunce …). Non è facile affatto far quadrare il bilancio in questi casi, non esistono trucchetti, soprattutto quando ci si chiede quanto il denaro valga più dei sentimenti. Al momento, allo stato attuale della nostra società, sembra che niente valga più dei soldi. Tutto si fa, tutto si lascia, tutto si accetta incondizionatamente per soldi. Lo so, questa è retorica, in parte comprovata da una certa prassi in voga nel sistema ma non può essere sicuramente estesa in modo generalista. Però, mi chiedo se sia lecito aver dubbi o se uno debba essere considerato un folle totale per il solo fatto di aver messo sulla bilancia, oltre ai soldoni, anche gli affetti. Costi e benefici. Una persona di mia fiducia, di grande fiducia, mi consiglia di focalizzarmi sui benefici; accolgo il consiglio perché purtroppo nella vita, dei soldi si ha bisogno, anche se con quelli però si finisce per pagare, oltre alle tasse ben altro tipo di vessazioni. Ora, io non ho davvero alcuna competenza su come si possa redigere un bilancio, quindi sarò giustificato se magari farò qualche piccolo sbaglio. Mi fossilizzerò sui ricavi per autoconvincermi che la mia qualità della vita migliorerà, e con la mia quella di alcune persone importanti che mi sono vicine. E dire che, e mi è capitato già di ripeterlo più volte, qualcuno in passato mi aveva definito una sorta di “ragioniere dei sentimenti”, come se io fossi così bravo da saper dare in base a quanto ricevuto. Ed invece il quadro è ben diverso: se mi fossero così tanto piaciuti i numeri, a 40 anni, mi sarei aperto una bella cartella di Excel e lì si, avrei indicato costi e ricavi. Probabilmente di questi ultimi non ci sarebbe stata traccia ma, non per dimenticanza. Non sono capace di fare bilanci, i bilanci mi fanno paura. I ricavi, o non li vedo o non esistono.. Nella mia situazione attuale, semplicemente non riesco a vederli; più che di un paio d’occhiali avrei bisogno di una lavata di capo e, data la scarsa peluria, non costerebbe nemmeno molto.

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