giovedì 28 ottobre 2010

Tanto rumore per nulla?

Probabilmente, anche questa volta, mi ritroverò a dire: “Tanto rumore per nulla”. Coltivare una speranza, forse un’illusione, a volte aiuta. Aiuta a vivere momenti, piccoli attimi di pura serenità. Non riesco ad alzarmi da terra né fisicamente, né con la testa, con l’immaginazione. La paura è sempre tanta, il rischio è grande. E per me, rischiare non è mai facile, troppo il timore di sbattere la testa contro il muro della realtà. Questi giorni, ancora molto caotici e nevrotici, li ho vissuti lasciando un piccolo spazio alla speranza. Non parlo delle illusioni legate a fattori puramente aleatori e casuali bensì a quelle connesse all’impegno concreto, alla dedizione, al merito. So che siamo in Italia e che non esiste mai ( o quasi ) correlazione tra merito e gratificazione; questi nella maggior parte dei casi, viaggiano su binari paralleli. L’impegno di questi ultimi due mesi è stato anche finalizzato, ancora una volta, a mettermi alla prova, a far capire, soprattutto a me stesso che ci sono , che posso dare, che posso ancora farcela. E in questi giorni ho scelto di dedicare anche solo dieci minuti della mia giornata alla pura illusione; giusto il tempo di verificare, di aggiornare una graduatoria immaginando di poter rientrare tra gli “eletti”. Mi sono permesso pure di fantasticare giorno per giorno su tutto quello che mi sarebbe piaciuto fare al solo pensiero di cambiare vita. E ci sono tante cose che vorrei cambiare, tanti progetti che mi piacerebbe portare a termine, c’era e c’è tanta voglia di volare. E’ stato bello. Chi mi conosce sa per certo che non amo fare passi più lunghi delle mie leve, non amo nemmeno provare a dare per certo il fatto che domani mi sveglierò. Ma questa volta sono stato bravo, ho dosato bene cuore e ragione, non mi sono lasciato trasportare da un eccessivo realismo e mi sono goduto attimi di pura e semplice serenità. Qualche minuto fa è stata pubblicata la famosa graduatoria finale. Torna il numero sessantotto, quello del mio anno di nascita. Ora non so quanto potrà valere la mia posizione, probabilmente dovrò attendere, sperare ancora. E l’attesa, la speranza, la delusione sono parte della nostra vita e vanno vissute, a mio parere, utilizzando una buona base di logica, di razionalità. Possiamo sognare tutti, possiamo sperare, nessuno ce lo impedisce. Io, per quel che mi riguarda, ho già concesso molto alla speranza, o meglio, all’illusione. Stare in pace con sé stessi è gia ‘ una grande conquista. Poi, ciò che arriva in più, e per merito, non può che renderci felici.

2 commenti:

  1. E'difficile risponderti, vorrei comunque starti vicina, comprenderti come può farlo una tua coetanea. Siamo una generazione che è stata penalizzata a più riprese: ci hanno accusato di non voler fare determinati lavori, ma la scusa era solo per decurtarci i nostri diritti. Ci hanno tenuti al palo, facendo della disoccupazione un pozzo di san patrizio dal quale hanno attinto enti di formazione, sindacati, agenzie di lavoro temporaneo etc. Una volta ottenuto un posto di lavoro, se ti dai da fare, lavorando e studiando, per migliorarti, sei un arrivista...
    Ti capisco!

    p.s. ho visto le tue foto, bellissime!
    Sara

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  2. Sara, ti ringrazio di cuore per il tuo appoggio. La strada del concorso pubblico è irta di insidie. Come si sa, niente o quasi è legato al merito, all'impegno. Il fattore casualità e quello ( purtroppo ) del favoritismo costituiscono un elemento costante. Crederci, nonostante tutto, è la mia filosofia. E grazie ancora per aver visto le mie foto. Ti auguro una buona giornata.
    Enzo

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