venerdì 1 ottobre 2010

L’amico immaginario

blogVorrei chiamarti “diario” ma non posso, risulterei ( come in effetti sono ) un uomo fuori dal tempo. E allora continuerò a chiamarti “blog” sebbene io poco sappia del significato reale o fittizio di questo termine. So solo che a pronunciarla questa parola produce un suono onomatopeico che non mi dà piacevoli sensazioni. Potrei definirti anche, forse in modo esagerato, il mio amico immaginario. Ma si, dai, un po’ lo sei. Te ne stai qui, a raccogliere i miei pensieri, senza battere ciglio, senza scappare, senza dileguarti per poi sparire, sormontato dal peso dei racconti. Allora sei proprio un amico, caro blog. Ed in questi frangenti turbolenti, in cui le sensazioni scorrono alla velocità della luce senza soluzione di continuità, e sembra ( ma non è poi così ) di non avere mai troppa lucidità, ti guardi intorno. Chi c’è? Chi non c’è? Dunque, solitamente se provo a cercare trovo chi so c’è sempre stato e ci sarà sempre; e non trovo chi magari pensavo avrebbe potuto esserci . Il cruccio finisce nell’istante in cui prendo atto della cosa. Non sono e non sarò mai al centro dell’attenzione dei pensieri di tutti, questo è l’errore di valutazione che solitamente commette non l’egocentrico bensì , a parer mio, l’indifeso, colui che ha sempre bisogno di sentirsi considerato, di sentirsi circondato da affetti più o meno reali. Questo è il punto: nei momenti di sconforto si accentua il senso di fragilità di ognuno e viene quasi istintivo dare un’occhiata in giro. E non c’è peggior cosa che valutare il senso di amicizia o l’affetto di qualcuno in base alla sua presenza od assenza nei momenti topici. E’ vero, sto smontando il vecchio adagio “L’amico si vede nel momento del bisogno”. Ma io, per fortuna, conto sulle dita di una mano ( e nemmeno su tutte ) chi c’è ora, c’è sempre stato, e ci sarà sempre. Qualità, non quantità, e lo ripeto ancora. Ho dei limiti grandissimi, enormi difetti. Sono pretenzioso, e poi mi chiedo quanto io, sarò capace di fare altrettanto a fronte delle difficoltà di chi mi sta intorno. Ne sarò capace? Forse si, forse no. C’è però un elemento, un qualcosa che mi fa stare tranquillo con la coscienza: appaio ipercritico, teorizzo molto in termini di amicizia. Ma mi piace evidenziare e constatare i fatti altrui e, nel modo che credo più obiettivo possibile, ne traggo considerazioni. Non mi piace riempirmi la bocca di belle parole sul mio conto. Ho provato a dare nella vita, ci ho sempre provato. Mi disgusta solo, non il fatto di non aver avuto riscontri, quanto i comportamenti considerati in sé e per sé. E’ la vita, basta saper guardare avanti senza girar troppo la testa.

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