sabato 18 settembre 2010

Spengo l’interruttore

johncaswellIl momento tanto atteso probabilmente è arrivato. Da tempo andavo cercando uno stato emotivo tale che mi permettesse di riuscire ad essere indifferente a molte cose. C’è un’età ( e probabilmente è la mia ) in cui comincia ad affiorare la sensazione di aver vissuto tutte o quasi le situazioni emotive possibili. Mi riferisco in particolar modo ai rapporti umani, da quelli di amicizia a quelli sentimentali. Si ha come la consapevolezza di aver  conosciuto ogni genere di soggetto, di aver esaurito le possibili tipologie di personalità, di avere dunque accatastato una serie di standard comportamentali per affrontare i quali si ha sempre a disposizione una soluzione. E questo rimedio non ha niente più a che vedere con le incazzature, le prese di posizione, i pianti, ma, all’opposto è costituito da una fredda razionalità, da una sottile indifferenza. Uniamo dunque ad una sempre e crescente conoscenza di noi stessi, una pressochè perfetta visione dell’altro. Che succede arrivati a questo punto? Si avverte una strana pace dei sensi che per certi versi incute un po’ di timore. Non siamo macchine, lo so; ma, gradatamente possiamo diventarlo e all’occorrenza possiamo accendere e spegnere l’interruttore emotivo. A dirla tutta mi manca già un po’ di quella impulsività, di quel fragore, di quella rabbia scagliata su chi erroneamente pensavo fosse A ed invece si è rivelato B. Mi manca quella voglia di farmi sentire, di apparire a volte contraddittorio nelle mie affermazioni e negazioni continue. E’ nella mia indole, non rimango impassibile quasi a nulla ma quando ci vuole, ci vuole. Mi si potrà dire che finchè sono in terra e finche rimarrò un animale sociale non mi si potrà evitare di gioire come di soffrire, dovrò dunque provare qualcosa. Eppure, quel che sento ora mi calza così bene, perché mi rendo conto che i tempi delle mie reazioni si sono tremendamente allungati fino a scavalcare quel momento animalesco che è nella reazione istintiva per conoscere invece un’insolita serenità. E’ uno stato di piacevole superiorità, di presunzione, a cui mi sto lasciando andare. Ma come si può non capire, come non si può nascondere quello che ormai è davanti agli occhi di tutti. Ma quanto menefreghismo aleggia su di noi, quante maschere si indossano per piacere o per piacersi. Decido di salire in alto, guardando tutti da un punto di vista privilegiato: da lì mi paiono uguali, tanti piccoli puntini dalla vita insulsa. E piantatela di parlare di amicizia, di amore, di psicanalizzare il prossimo. Ecco, avevo deciso di essere razionale e ci sono cascato ancora: qualcuno riesce sempre a farmi arrabbiare.

1 commento:

  1. la totale razionalità non esiste, quindi rela, non è un intralcio in quel percorso che, basandosi sulle esperienze, ti ha portato solamente ad essere un po più autoprotettivo e disinvolto.

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