giovedì 12 agosto 2010

Solo….destino?

destino1

C’è un’altra forma di silenzio tanto lontana da quella che solitamente amo ricordare nei mei articoli, portatrice di così miracolosi effetti a livello interiore. Mi sto riferendo all’omertà fatta di frasi mai dette, di opinioni mai espresse, di quella mancata onestà che, al momento opportuno avrebbe (forse) dato un corso diverso alle cose, avrebbe salvato un’amicizia, perché no, anche un amore. Non è facile relazionarsi, spesso finiscono con l’incontrarsi realtà diverse, personalità opposte, differenti modi di vivere e affrontare la vita. Ma il destino, il banco, a volte vince e noi, giocatori d’azzardo nostro malgrado, all’interno di quel casinò ( ma andrebbe bene anche casino… ) che è la vita, ne prendiamo atto. Le combinazioni sono tante, troppe. Guai però lasciare che tutto venga affidato al caso, sarebbe un peccato accettare a priori ciò che il fato sembra averci riservato. Non tutti i rapporti iniziano e ( soprattutto ) finiscono perché “così doveva andare”. Io, personalmente cerco di farmi ogni giorno paladino del dialogo, della schiettezza, della ( anche se cruda) verità. Ancora una volta faccio considerazioni che muovono da esperienze vissute sulla propria pelle, situazioni in cui ( e ne sono anche responsabile ), il coraggio di parlare, anche un semplice “scusa”, avrebbe potuto cambiare ogni cosa. Quel silenzio che in certi frangenti ci pare la soluzione migliore è solo il punto di partenza dal quale ha origine tutta una serie di situazioni, equivoci, cui facciamo fronte con ulteriore, necessario silenzio. Come una miccia accesa che piano piano si avvicina all’esplosivo, tutto in un attimo salterà in aria, tutto finirà per essere detto, con l’acredine di chi lo ha conservato dentro per molto, troppo tempo. Perché arrivare a questo punto? Un’amica recentemente ha pubblicato un pensiero su Facebook in cui invocava alla comunicazione, quale ancora di salvezza. Non mi piace pensare che così doveva andare. Ma quanta fatica facciamo a stare in silenzio? Tantissima. Ma proviamo a riflettere: prepararsi consapevolmente una strada fatta di rimorsi, rimpianti e dolore non è ancor peggio? Meglio poter dire : “Ci ho provato, non era destino”. Ne guadagneremmo in salute e forse, saremmo orgogliosi di aver sfidato il fato.

1 commento:

  1. nulla vale la pena di iniziare, sia nel bene che nel male, se non vi è un percorso ben definito.......

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