martedì 10 agosto 2010

Quiete

Così come sono venuti se ne sono andati. Sapevo che non avrebbero avuto vita facile con me. La quiete dopo la tempesta porta con sè un non so che di amaro, lasciando sull’asfalto i segni del passaggio, quelli più difficili da rimuovere. Rimangono così nel cuore e nell’anima le parole dette e mai pensate, le accuse ignobili, la voglia di trovare in chi mi sta intorno la causa del mio male. La quiete è quel momento in cui, i miei pensieri tornano ordinatamente al loro posto, riprendono ad avere un senso e tutto sembra diverso, ai miei occhi, nel mio cuore. Il silenzio che pervade questa fase è assai costruttivo, necessario. Anche la voce si fa più flebile, anche i gesti e gli sguardi più lenti e compassionevoli. Quante tempeste attraversiamo, quanti mari calmi poi ritroviamo, e a quel punto viene da chiedersi quanti compagni delle nostre tempeste ritroveremo poi in acque calme? Si dice che quando la barca attraversa mari tranquilli, tutti sono pronti a salirci e a dare aiuto al capitano. Poi, non appena la navigazione si fa dura, le cose cambiano. Io, mi sento fortunato e ancora faccio fatica a rendermene conto. Ci sono persone intorno a me, poche, pochissime che conoscono le tempeste del mio animo e che non mi hanno mai abbandonato. Sono salite sulla mia barca e sebbene questa, faccia acqua e le falle da tappare siano sempre più numerose, non hanno mai voluto abbandonare il mare. Che contraddizione, io non amo il rischio eppure, ogniqualvolta i fantasmi tornano a trovarmi, corro il rischio più grande, quello di perdere le persone che più mi vogliono bene. Istinto, fragilità e quell’orgoglio che non c’è sono gli ingredienti per renderti agli occhi degli altri un uomo debole, senza carattere. Sono sempre stato ipercritico nei miei confronti, non faccio sconti quando si tratta di tirare fuori le mie debolezze. Non appaio forte e deciso come vorrei, spesso ad emergere sono proprio le mancanze. Io lo so, ne sono convinto, la strada che sto percorrendo è quella giusta, forse faccio fatica ad accettare il fatto di essere umano e che i momenti “down” fanno parte del gioco. E allora ancora una volta rieccomi qui, in piedi, in cammino verso quell’obiettivo che poi è il desiderio di tutti: serenità.

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